Io sono la via, la verità e la vita.

PRIMA LETTURA: At 13,26-33

Dio ha compiuto per noi la promessa risuscitando Gesù.

SALMO: (Sal 2)

Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

«In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

Gv 14,1-6

Oggi, in questo Venerdì IV di Pasqua, Gesù ci invita alla calma. La serenità e l’allegria scorrono come un fiume di pace dal suo Cuore risuscitato fino al nostro, agitato ed inquieto, affannato tante volte da un attivismo così febbrile come sterile.

Sono tempi i nostri di agitazione, nervosismo e di stress. Tempi in cui il Padre della menzogna ha contagiato l’intelligenza degli uomini facendoli chiamare bene il male e male il bene, confondendo la luce con l’oscurità e l’oscurità con la luce, seminando nelle loro anime il dubbio e lo scetticismo che fanno appassire in esse ogni germe di speranza in un orizzonte di abbondanza che il mondo con le sue lusinghe non sa né può dare.

I frutti di tale diabolica impresa o attività sono evidenti: impadronendosi del “senza senso” e della perdita della trascendenza di tanti uomini e donne, non solo hanno dimenticato, ma hanno anche smarrito il cammino, perché prima dimenticarono Colui che è il Cammino. Guerre, violenze di ogni genere, oscurità ed egoismo di fronte alla vita, famiglie distrutte, e un lungo eccetera, costituisce la grande bugia sulla quale si fonda buona parte della triste impalcatura della società del così strombazzato “progresso”.

È giunta l’ora per Gesù di «passare da questo mondo al Padre» e prepara i discepoli al distacco. Ogni separazione è una ferita che si apre. Sebbene dolorosa, essa diventa la porta di accesso per andare incontro al Padre. Gesù esorta a credere in Dio e a credere in Lui. Questo vuol dire, da una parte, affrontare la paura del distacco spingendo lo sguardo oltre la morte, e dall’altra, aprirsi all’aiuto di Gesù che, risorto dai morti, viene a prenderci con sé per introdurci nella Casa del Padre.

Gesù non parla semplicemente come un uomo che conosce il suo destino di morte e invita alla rassegnazione, ma è il Figlio di Dio che l’affronta certo di vincerla perché «l’amore è più forte della morte». Il suo destino è segnato e il Padre ha già pronta la corona della vittoria perché «non è possibile che la morte lo tenga in suo potere», come affermava s. Pietro il giorno di Pentecoste annunciando a tutti la risurrezione di Cristo. Credere vuol dire sbilanciarci sul versante della certezza di essere anche noi già vincitori della morte e che il distacco è solo momentaneo perché anche il nostro destino è segnato, il posto nella Casa del Padre già pronto accanto a Gesù.

La verità è che Dio ama l’uomo al punto di inviare suo Figlio; ce lo dona come Luce per gli occhi e pane per il cuore. Grazie a Gesù e al suo sacrificio sulla croce l’intelligenza scopre il fine per il quale esistiamo e la volontà è ispirata a che la meta del nostro cammino sia raggiunta e noi possiamo vivere nella comunione piena col Padre. Gesù Maestro è la Verità che rivela all’uomo l’origine e la meta del suo cammino esistenziale in questo mondo. Gesù Signore è la vita, la vita eterna, ovvero l’amore di Dio che è da sempre e per sempre. Gesù il Figlio di Dio è la via attraverso la quale andiamo incontro all’abbraccio del Padre.

In mezzo a tutto ciò, Gesù, il Principe della Pace, ripete agli uomini di buona volontà con la sua infinita mansuetudine: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). Alla destra del Padre, Lui accarezza come un sogno illusionato nella sua misericordia il momento di tenerci vicini a Sé, «perché stiate anche voi dove sono io» (Gv 14,3). Non possiamo scusarci come Tommaso. Noi sì conosciamo il cammino. Noi, per pura grazia, sì conosciamo il cammino che conduce al Padre, nella cui casa ci sono molte stanze. Nel cielo ci aspetta un posto, che resterà vuoto per sempre se non lo occupiamo noi. Avviciniamoci, dunque, senza paura, con illimitata fiducia a Colui che è l’unico Cammino, l’irrinunciabile Verità e la Vita nella sua pienezza.