Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.

PRIMA LETTURA: Eb 8,6-13

Cristo è mediatore di una migliore alleanza.

SALMO: (Sal 84)

Amore e verità di incontreranno.

Oppure:

Le vie del Signore sono verità e grazia.

«In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.

Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì».

Mc 3,13-19

Oggi, il Vangelo sintetizza la teologia della vocazione cristiana: il Signore sceglie quelli che vuole che stiano con Lui e siano inviati come apostoli (cf. Mc 3,13-14). In primo luogo, li sceglie: prima della creazione del mondo, ci ha destinati ad essere santi (cf. Ef 1,4). Ci ama in Cristo ed in Lui ci modella, dandoci le qualità per essere figli suoi. Solo alla luce della nostra vocazione, possono capirsi le nostre qualità; la vocazione è la “parte” che ci ha affidato nella redenzione. È la scoperta dell’intimo “perché” della nostra esistenza, quando sentiamo di essere pienamente “noi stessi”, quando viviamo la nostra vocazione.

Gesù non è possessivo, chiama a sé non per tenere con sé in un rapporto possessivo ma per donare la forza per andare. Due forze opposte che tuttavia si integrano e completano a vicenda, una dà senso e significato all’altra: una forza centripeta che attira verso di lui e una forza centrifuga che ci spinge verso i fratelli, verso il mondo.

E perché ci ha chiamati? Ci chiama per stare con lui, per accrescere la nostra fede, la conoscenza reciproca, la nostra amicizia con lui, ma anche per ricevere da lui la forza di andare, sorretti proprio dall’energia che abbiamo ricevuto stando con lui. L’amore spinge ad amare, a portare all’esterno tutta l’energia ricevuta nel rapporto con lui. E poi, tornare a lui, di nuovo per stare e sentirci chiamati per nome, riconosciuti e amati per ciò che siamo.

È dono, ma è anche impegno: santità per mezzo della preghiera e dei sacramenti ed inoltre una lotta personale. «Tutti i fedeli di qualunque stato e condizione di vita sono chiamati alla pienezza della vita cristiana ed alla perfezione della carità, santità che, anche nella società terrena, promuove un modo più umano di vivere» (Concilio Vaticano II).

Così, possiamo capire la missione apostolica: guidare gli altri verso Cristo; possederLo e portarLo. Oggi possiamo considerare con maggior attenzione questa chiamata e perfezionare alcuni dettagli della nostra risposta d’amore.