Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!
PRIMA LETTURA: Gn 37, 3-4.12-13a.17b-28
Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo!
SALMO: (Sal 104)
Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie.
«In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta».
Mt 21, 33-43.45-46
Oggi, Gesù attraverso la parabola dei viticoltori omicidi ci parla dell’infedeltà; paragona la vigna a Israele e i viticoltori ai capi del popolo prediletto. A loro e a tutta la discendenza di Abramo era stato affidato il Regno di Dio, ma hanno sperperato l’eredità: «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,43).
I contadini, ai quali era stata affittata la vigna, si comportano da irresponsabili, ladri e assassini. Il loro comportamento è lo specchio nel quale vediamo riflesse le nostre miserie. Quando non coltiviamo il «timore di Dio», ovvero la consapevolezza della nostra dimensione creaturale e l’umiltà di considerarci servi del Creatore, scatta il dinamismo dell’emancipazione da Colui verso il quale invece dovremmo avere sempre un senso di rispetto e riconoscenza. Senza la gratitudine non c’è responsabilità e senza responsabilità si fa spazio la presunzione e l’arroganza i cui effetti sono devastanti. Dall’irresponsabilità, cioè il rifiuto di dare conto a qualcuno di superiore a sé, all’appropriarsi di ciò che non ci appartiene il passo è breve. Quanto più scartiamo Dio dalla nostra vita, ribellandoci con offese e insulti contro coloro che ci educano e ci correggono, tanto più alimentiamo nel cuore l’odio e il risentimento che ci consumano.
Il giudizio arriva per tutti, che lo vogliamo o no! Il tribunale sarà composto da tutti coloro attraverso i quali Dio si è preso cura di noi e ci ha amato offrendoci gli spazi nei quali crescere come suoi collaboratori e amici. Ogni persona è un dono di Dio, ognuno è un contributo alla crescita della nostra personalità. Senza una robusta spiritualità nutrita di preghiera, catechesi e fraternità, che fa maturare la nostra relazione con Dio, la nostra vita diventa una guerra continua nella quale siamo in trincea per difenderci da coloro che ci amano e per aggredire coloro che non sono perfetti ma certamente innocui e innocenti. Il Signore ci aiuti a uscire dalle trincee degli inutili conflitti per andare sulla prima linea del servizio.
All’inizio del Vangelo di Matteo, la Buona Nuova sembra diretta unicamente ad Israele. Il popolo eletto, già nell’Antica Alleanza, ha la missione di annunciare e portare la salvezza a tutte le nazioni. Ma Israele non è stato fedele alla sua missione. Gesù, il mediatore della Nuova Alleanza, congregherà attorno a sé i dodici Apostoli, simbolo del “nuovo” Israele, chiamato a dare frutti di vita eterna e ad annunciare a tutti i popoli la salvezza.
Questo nuovo Israele è la Chiesa, formata da tutti i battezzati. Noi abbiamo ricevuto, nella persona di Gesù e nel suo messaggio, un regalo unico che dobbiamo far fruttificare. Non possiamo accontentarci con una vivenza individualista e chiusa alla nostra fede; dobbiamo comunicarla e donarla ad ogni persona che ci avvicina. Da lì si deriva che il primo frutto, è che viviamo la nostra fede nel calore della famiglia, rappresentata dalla comunità cristiana. E questo sarà semplice, perché: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).
Però si tratta, di una comunità cristiana aperta, cioè eminentemente missionaria (secondo frutto). Per la forza e la bellezza del Risorto “in mezzo a noi”, la comunità è attraente in tutti i suoi gesti e azioni, e ognuno dei suoi membri gode della capacità di generare uomini e donne alla nuova vita del Risorto. E un terzo frutto è che viviamo con la convinzione e la certezza che nel Vangelo troviamo la soluzione a tutti i problemi.
Viviamo nel santo timor di Dio, non sia mai che ci si tolga il Regno e venga dato ad altri.