La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio!

PRIMA LETTURA: Sir 44,1-9-13

I nostri padri furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate.

SALMO: (Sal 149)

Il Signore ama il suo popolo.

«[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.

La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.

Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:

“La mia casa sarà chiamata

casa di preghiera per tutte le nazioni”?

Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».

Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.

La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, per- donate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Mc 11,11-25

Sullo sfondo di questa pagina del vangelo c’è il tempio di Gerusalemme, meta del pellegrinaggio di Gesù e di ogni pio Israelita. Avrebbe dovuto essere la «casa di preghiera per tutti i popoli», come aveva promesso Isaia, invece era diventato «un covo di ladri», come aveva denunciato già il profeta Geremia.

L’insegnamento di Gesù spiega con le parole dei profeti il gesto della cacciata dei mercanti dal tempio che suscita l’irritazione delle autorità religiose e la loro determinazione ad ucciderlo. La scena centrale è racchiusa da altre due nella quali il protagonista è un albero di fichi, prima pieno di foglie ma senza frutti e poi seccato fin dalla radice. Alla luce di ciò che è descritto nella scena centrale appare chiaro che il fico rappresenta il tempio, ma più in generale la religiosità ebraica poggiata sul culto del santuario di Gerusalemme.

Nella fame di Gesù c’è il desiderio di Dio di gustare i frutti della giustizia operata dagli uomini e invece non trova altro che appariscenza senza contenuto, riti senza pietà, culto senza fede. La maledizione di Gesù non è una condanna, ma è la rivelazione di ciò che accade quando non si matura nella fede, si coltiva l’apparenza e la esteriorità, senza prendersi cura della propria vita spirituale. Come un corpo senza anima è morto e si corrompe, così la fede senza lo Spirito Santo che la vivifica e la rende feconda si condanna alla sterilità e a spegnersi.

Gesù si avvicina all’albero e cerca frutti pur sapendo che non è il tempo dei fichi. Questo potrebbe giustificare un probabile rimprovero rivolto a Dio con il quale ci lamentiamo perché sembra esigere da noi quello che mai saremmo in grado di dargli o più di quello che siamo capaci di offrirgli. In realtà non chiede a noi la preghiera come se fosse una tassa da pagare, ma desidera che essa sia esperienza intensa e vera di relazione d’amicizia e di amore con Lui grazie alla quale possiamo portare frutto di opere buone in ogni tempo. La preghiera non è un dovere da compiere ma un’esigenza dello Spirito che mi mette in sintonia con Dio per avvertire con Lui la fame e la sete di giustizia. La preghiera fatta con fede è quella che crede perché desidera ardentemente che si compia la volontà di Dio. La parola di Dio non solo esprime la verità, ossia il volere di Dio, ma anche realizza quello che dice. Chi, conoscendo la volontà di Dio, prega perché essa si compia si mette a servizio del suo progetto d’amore e porta frutti di giustizia in ogni tempo, anche in quello della vecchiaia. Così si realizza la parola di Dio che dice: «anche nella vecchiaia porteranno frutti».

C’è gente che quasi non prega, e quando lo fa, è con il proposito che Dio gli risolva un problema così complicato del quale non vedono una soluzione. Lo argomentano le parole di Gesù che abbiamo appena ascoltato: Per questo vi dico: «Tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà» (Mc 11,24). Hanno ragione ed è molto umano, comprensibile e lecito che difronte a problemi che ci superano, ci affidiamo a Dio, in qualche forza superiore a noi.

Però bisogna aggiungere che ogni preghiera è “inutile’’ «vostro Padre sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate» nella misura in cui non ha una utilità pratica diretta. Non riceviamo nulla a cambio di pregare, perché tutto ciò che abbiamo da Dio è grazia su grazia.

Pertanto, non è necessario pregare? Al contrario già che ora sappiamo che non è se non grazia, è allora quando la preghiera ha più valore: perché è “inutile” ed è “gratuita”. Anche così, ci sono tre benefici che ci dà la preghiera di petizione:

  • Pace interiore (incontrare l’amico Gesù e affidarsi a Dio rilassa).
  • Riflettere su un problema, ragionarlo e saperlo esporre è averlo già mezzo risolto.  
  • In terzo luogo, ci aiuta a discernere fra quello che è buono e quello che chissà per capriccio vogliamo nelle nostre intenzioni di preghiera.

Quindi, a posteriori capiamo con gli occhi della fede ciò che Gesù dice: «E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel figlio» (Gv 14,13)