Passione del Signore.
PRIMA LETTURA: Is 52,13- 53,12
Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore)
SALMO (SAL 30)
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
SECONDA LETTURA: Eb 4,14-16; 5,7-9
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono.
“– Catturarono Gesù e lo legarono
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron,
dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il
traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i
suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e
alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne,
fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si
fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno».
Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena
disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di
nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho
detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché
si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli
che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori,
colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo
si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il
calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
– Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono
Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di
Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva
consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo
discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del
sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora
quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla
portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non
sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono».
Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e
si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo
insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre
insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non
ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che
hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena
detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo:
«Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male,
dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora
Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
– Non sei anche tu uno dei suoi
discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu
uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi
del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio,
disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e
subito un gallo cantò.
– Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi
non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la
Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro
quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te
l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo
secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito
mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto,
indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il
re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno
parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei
sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio
regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei
servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio
regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose
Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto
nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta
la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in
lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io
rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi
il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!».
Barabba era un brigante.
– Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati,
intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un
mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei
Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché
sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la
corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco
l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo!
Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui
non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la
Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel
pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli
disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in
libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti
alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi
mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
– Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei
gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si
mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e
sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la
Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il
vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato:
«Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo
altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
– Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto
del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno
da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche
l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il
re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove
Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e
in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non
scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”».
Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
– Si sono divisi tra loro le mie
vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne
fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica
era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero
tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva
la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia
tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
– Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria
madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a
lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo
l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse
la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò
una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla
bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e di fa una
breve pausa)
– E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero
sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –,
chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano
stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già
morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì
il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e
la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi
crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà
spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno
lo sguardo a colui che hanno trafitto».
– Presero il corpo di Gesù e lo
avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di
nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù.
Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche
Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa
trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di
Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per
preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un
giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora
posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il
sepolcro era vicino, posero Gesù.”
Quell’amore che domenica dopo domenica abbiamo visto crescere in queste domeniche di Quaresima e che abbiamo visto ieri inginocchiarsi di fronte all’umanità, oggi lo contempliamo nel suo apice, nel suo punto più alto… alto perché crocifisso, alto perché ad un amico non si può chiedere di più del dono della sua vita… contempliamo Gesù oggi come questa vita che liberamente si dona.
Quello che nessuno di noi avrebbe mai il coraggio di chiedere, Dio lo offre. La vita, il dono più grande che abbiamo ricevuto, la vita, con la sua sacralità che non è possibile mettere in discussione, oggi Gesù ci dice che può essere liberamente donata… per amore, solo per amore.
In questa vicenda dove la parola violenza sembra farla da
padrone, possiamo ancora una volta scorgere segni di luce e di speranza.
Nella piccola comunità Maria è chiamata a partorire un’altra volta, a dare alla
luce un altro figlio: Donna, ecco il tuo
figlio… un altro parto, anche questo doloroso, di un dolore diverso, non
fisico… uno strappo, una lacerazione nel cuore e in quelle viscere che hanno
saputo accogliere il Figlio di Dio. In questo strappo, per noi, una luce che ci
dice che dalla Croce, dalle Croci nasce qualcosa; come a Maria e a Giovanni a
tanti vengano dette quelle parole: Ecco
il tuo Figlio, ecco la tua madre….
Prima del dono dello Spirito, Gesù ci fa un altro regalo bellissimo, che si chiama maternità e figliolanza… che bello, bellezza e consolazione possono nascere da una croce, da un dolore, da una morte e se come chiesa non sappiamo essere madre, e come cristiani non sappiamo essere figli, ecco che la Croce rimane un simbolo esterno, qualcosa da brandire in nome di una presunta appartenenza, una scusa per chiedere garanzie e privilegi.
Il vangelo di Giovanni è un vangelo particolare, responsabilizzante. Chiama sempre in causa dei testimoni, cita le persone per quello che sono, dei testimoni del mistero di Gesù.
Ci sono cinque testimoni della Croce a loro viene affidata la Croce di Gesù; la cosa bella è che anche noi, per aver letto, ascoltato, diventiamo testimoni.
Quindi abbiamo una vocazione ben precisa: stare presso la Croce, essere testimoni della Croce, ricevere la Croce… c’è, un invito molto preciso che Gesù in Maria fa alla sua chiesa… ecco il tuo figlio: ovvero lui, il discepolo, è me!
Che bella immagine di chiesa: una chiesa che riceve in eredità non fortune in appartamenti, alberghi, ville… riceve la fortuna, ovvero ogni crocifisso, ogni sofferente, ogni dolorante, per imparare dai crocifissi l’unicità della relazione che c’è tra Gesù e il Padre, perché loro sono Gesù.