Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
PRIMA LETTURA: Gc 2,14-24.26
Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.
SALMO: (Sal 111)
La tua legge, Signore, è fonte di gioia.
«In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».
Mc 8,34-9,1
La Parola di oggi chiude l’ottavo capitolo del Vangelo di Marco e ci introduce in quello successivo, di cui mediteremo quattro brani.
Nella pericope il Maestro si rivolge sia ai discepoli che ad un numero importante di uditori che sono convocati. Non si tratta di un messaggio offerto in qualche occasione sporadica oppure proclamata a seguito delle numerose controversie contro i numerosi gruppi, come i farisei, che avversavano Gesù. Le parole del Verbo sono consegnate, dunque, in un quadro che desidera richiamare l’attenzione: il suo insegnamento, sempre importante, ora lo è particolarmente.
Nei brani precedenti emergeva la fragilità dell’uomo incapace di vedere tutta la luce donata dal Signore. Sia i discepoli che la folla avevano intravisto e percepito qualcosa di grande, senza coglierne, tuttavia, la profondità. Ora il Galileo si serve di un linguaggio che non lascia interpretazioni.
In altre occasioni aveva rivolto una domanda ai Dodici su come fosse percepito e come lo riconoscevano loro stessi. Una persona di grande autorevolezza, capace di parole che non passavano inosservate e segni grandiosi. Chi era veramente e quale era il suo progetto?
Ingabbiati dalla società e dalla religione del tempo, una umanità spesso definita “generazione adultera e peccatrice”, tutti speravano una risposta ben lontana dal progetto divino.
La luce che promana dal Signore mostra un percorso totalmente diverso. È necessario convertirci per accettare la croce, là dove inchiodare le nostre debolezze, i nostri egoismi, lo sforzo di prevalere sugli altri. Convertirci per imparare a servire il prossimo, rifiutando l’arroganza del potere e considerarci gli ultimi fra i molti.
Solo allora potremo comprendere la scelta della croce da parte di Gesù di Nazaret. I discepoli nel nascondimento tranne Giovanni e la folla sperimenteranno presto come il dramma della morte del Figlio di Dio debba essere “visto” e vissuto, ma compreso fino in fondo.
Scopriremo così la gioia vera, non quella che si sperimenta nel ricevere, quanto quella conosciuta da coloro che offrono e si offrono.