Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
PRIMA LETTURA: Gc 2,1-9
Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.
SALMO: (SAL 111)
La tua legge, Signore, è fonte di gioia.
“In quel tempo,
convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e
mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà
la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la
propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione
adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando
verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non
morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».”
Mc 8,34 – 9,1
Oggi, il Vangelo ci racconta di due temi complementari:
la nostra croce quotidiana e il suo frutto, cioè, la vita in maiuscola,
soprannaturale ed eterna.
Ci mettiamo in piedi per ascoltare il Santo Vangelo come segno di voler seguire
i suoi insegnamenti. Gesù ci dice di rinnegare noi stessi, una chiara
espressione di non perseguitare “il
capriccio del gusto” -come viene indicato nel salmo- o le “ricchezze ingannevoli“, come
dice San Paolo. Prendere la propria croce è accettare le piccole mortificazioni
che ogni giorno troviamo lungo la strada.
Ci possono aiutare le parole che Gesù pronunciò nel sermone sacerdotale del
Cenacolo: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che
in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota
perché porti più frutto» (Gv 15,1-2). Un contadino felice avendo cura
del grappolo d’uva che deve riuscire un alto grado! Sì, vogliamo seguire il
Signore! Sì, sappiamo che il Padre ci può aiutare a dare molto frutto nella
nostra vita terrena e godere posteriormente dell’eternità.
San Ignazio guidava San Francesco Saverio con le parole del testo di oggi: «Infatti
quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria
vita?» (Mc 8,36). Così riuscì ad essere il patrono delle missioni.
Nello stesso modo, leggiamo l’ultimo canone del Codice di Diritto Canonico (n.
1752): «(…) avendo presente la salvezza
delle anime, che deve sempre essere nella Chiesa legge suprema», che il
detto popolare ha tradotto così: “Chi cerca la salvezza di un’anima, assicura
la salvezza della propria” L’invito è chiaro.