Può forse un cieco guidare un altro cieco?

PRIMA LETTURA: 1Tm 1,1-2.12-14

Prima ero un bestemmiatore, ma mi è stata usata misericordia.

SALMO (Sal 15)

Tu sei, Signore, mia parte di eredità.
Oppure:
Signore, solo in te è il mio bene.

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
 
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
 
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».”

Lc 6,39-42

Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (6,42).

La parabola della pagliuzza pone l’accento sui legami fraterni. Contrariamente a una prima e più diffusa lettura, il Vangelo non rifiuta la correzione fraterna ma chiede di esercitarla con rettitudine.

Premessa necessaria: questa pagina non parla dei rapporti con il prossimo ma di quella particolare relazione che dobbiamo instaurare con i fratelli nella fede con i quali condividiamo la stessa storia. La correzione fa parte di quel reciproco sostegno materiale e spirituale che ciascuno ha il dovere di donare all’altro.

Quando vediamo un fratello sbagliare abbiamo il dovere di ammonirlo. E tuttavia, sapendo che questo è un terreno scivoloso perché le buone intenzioni sono spesso inquinate dall’orgoglio, il Signore pone alcune condizioni preliminari.

  1. Parlando di pagliuzze chiede anzitutto di non amplificare i difetti altrui. Possiamo anche aggiungere che suggerisce di giustificarli, imparare ad accogliere l’altro con i suoi difetti.
  2. Sapendo che abbiamo la tendenza a sminuire le nostre mancanze, chiede di avere sempre davanti agli occhi la nostra personale debolezza. Questo atteggiamento ci rende più compassionevole nei confronti degli altri, eviterà quei giudizi severi e ci farà dire parole condite di carità.
  3. Ricordando che siamo tutti ciechi (6, 39-40), invita a lasciarci guidare dall’Unico Maestro per dire ai fratelli una parola che li aiuti a camminare nella verità.
  4. C’è un’ultima condizione ed è quella oggettivamente più difficile, per questo Gesù la esprime nella forma di un comando che non ammette discussione: Togli prima la trave dal tuo occhio” (6,42).

Solo chi s’impegna seriamente a fare un cammino di conversione, potrà aiutare il fratello a comprendere i suoi limiti e a correggersi. In questo caso, la sua stessa vita, diventerà un annuncio della verità del Vangelo, quello più efficace. Il rivoluzionario è colui che vuol cambiare tutto e tutti ma non se stesso. Al contrario, il cristiano è colui che vuol cambiare tutto a partire da se stesso. È questo lo stile che oggi chiediamo di imparare.