Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

PRIMA LETTURA:  2 Re 5,14-17

Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva.

SALMO (SAL 120)

Il mio aiuto viene dal Signore.

SECONDA LETTURA: 2Tm 3,14 – 4,2

L’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

“In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
 
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
 
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
 
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».”

Lc 18,1-8

La parola di Dio di questa XXIX del tempo ordinario inizia con la preghiera di Mosé, prosegue con l’esortazione dell’Apostolo al suo amico Timoteo ad insegnare e trasmettere la fede e si conclude con raccomandazione fatta da Gesù ai suoi discepoli, quella della necessità di pregare.
Sono tre brani biblici che si pone in perfetta sintonia con la giornata di festa di questa domenica. Oggi, infatti, celebriamo la giornata mondiale delle missioni e come cristiani siamo invitati a pregare in modo particolare per quanti sono impegnati nelle attività missionarie in Italia e nel mondo.
Forti dell’esperienza orante di Mosé, si tratta, secondo il vangelo di oggi, di pregare sempre ed in ogni circostanza, lieta o triste della vita, per ringraziare Dio o per chiedere grazie ed ottenere dal Signore, se Lui vuole, ciò che gli chiediamo. Ma non bisogna assolutamente stancarsi nel pregare.
E non si tratta neanche di moltiplicare i tempi del pregare, bensì della qualità della preghiera, della sincerità della preghiera, dell’autenticità di essa e della condizione personale da cui partiamo per pregare, sia essa in stato di grazia che in stato di peccato.
Qui nel vangelo di oggi viene riportata da Gesù stesso la parabola del Giudice disonesto e della vedova insistente, la quale chiede che le venga fatta giustizia. Non chiede di vendicarsi, ma di ottenere la giustizia secondo le leggi civili e soprattutto morali e religiose, stando in un contesto culturale e sociale, quello israelitico, in cui la religione determinava le leggi dello Stato.

A rileggere con attenzione il racconto evangelico, fatto con la semplicità, l’immediatezza e la direttività di Cristo, apprendiamo la fondamentale lezione che il Signore ci fa in questa scuola itinerante, che poi diventa scuola di preghiera. E infatti qui viene detto a chiare lettere che è necessario pregare sempre, senza stancarsi mai.
Ebbene oggi abbiamo il dovere primario di pregare per le vocazioni alla vita missionaria, per i missionari che svolgono la loro attività pastorale in ogni parte del mondo, a partire dall’Italia, per tutte le missioni cattoliche, presenti nei paesi più poveri del mondo, per i tanti volontari laici che sistematicamente offrono il loro contributo, oltre che economico, soprattutto professionale per aiutare il progresso delle missioni estere. La nostra preghiera per questa causa non si può limitare alla giornata odierna, ma bisogna pregare, come ci ha raccomandato Gesù, sempre, senza stancarsi mai.

Nel Libro dell’Esodo attraverso la figura di Mosé ci viene indicato questo percorso orante per ottenere successi a livello personale e popolare.
Non si tratta di fare carriera o di raggiungere gradi più elevati della condizione sociale, ma di fare una forte esperienza di Dio, mediante la preghiera, perché Egli porti a compimento ogni nostro desiderio confacente al suo volere. Quando Giosuè su ordine di Mosé uscì in battaglia contro Amalèk, Mosé si mise a pregare ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio. Con Mosè, salirono sulla cima della collina Aronne e Cur per sostenerlo nella preghiera. Cosa si verificava di particolare, lo dice il testo della prima lettura di oggi: “Quando Mosè alzava le mani, quindi pregava, in quanto alzare le mani al cielo significa pregare, Israele prevaleva. Mentre, quando per motivi di stanchezza, Mosé abbassava le braccia, prevaleva Amalèk. Dopo ore di preghiera Mosè sentiva pesare le mani, e allora cosa fecero i due suoi assistenti? Presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. In poche parole escogitarono un sistema per far rimanere in preghiera costante il Patriarca, colui che il Signore aveva scelto per portare via dalla schiavitù dell’Egitto il popolo eletto. Il risultato di questa preghiera continua fu che Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo.
L’insegnamento che ci viene da questo racconto di Mosé orante è quello che con la preghiera si ottiene la vittoria.

E di insegnamento, fedeltà, coraggio e coerenza ci parla la seconda lettura di oggi, nella quale l’Apostolo Paolo, si rivolge con queste parole all’amico vescovo Timoteo: “Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù”.
La base della nostra formazione cristiana è quella biblica, da cui tutti dobbiamo partire per fare esperienza di Dio nello studio e nella preghiera. Infatti ci viene ricordato nel brano odierno che “tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”.
Quello che dovrebbe essere capito da tutti cristiani che poca attenzione pongono alla sacra scrittura. E non sempre si capisce e poi si pratica. Per cui l’esortazione finale è molto forte ed incisiva per aprire nuovi spazi di evangelizzazione e di aiuto ai cristiani: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento”. Basta prendere tra le mani il libro dei salmi che poi costituisce la struttura portante della liturgia delle ore per capire meglio il senso della preghiera cristiana, che è essenzialmente preghiera biblica e ispirata dalla parola di Dio, come in questa domenica in cui ci è espressamente richiesto dalla prima lettura e dalla vangelo in particolare di pregare senza mai stancarci, al fine di preparare il nostro incontro con Cristo quando egli verrà per giudicare i vivi e i morti nel giudizio universale con la lampada accesa della fede.

Vogliamo concludere questa nostra riflessione con richiamare quanto viene espresso nella preghiera iniziale della santa messa, la colletta: “O Dio, che per le mani alzate del tuo servo Mosè hai dato la vittoria al tuo popolo, guarda la Chiesa raccolta in preghiera; fa’ che il nuovo Israele cresca nel servizio del bene e vinca il male che minaccia il mondo, nell’attesa dell’ora in cui farai giustizia ai tuoi eletti, che gridano giorno e notte verso di te”.