Questa sera il quarto appuntamento dal settembre scorso di accompagnamento al cammino della causa di beatificazione della nostra madre Maria Lorenza Longo. Ecco l’intervento della madre Rosa Lupoli questa sera.


Benvenuti a quest’ incontro che apre l’anno 2019, anno in cui speriamo che la causa possa fare il definitivo passo della beatificazione con l’approvazione del presunto miracolo. Come sapete in questo ciclo stiamo raccontando attraverso   i documenti pontifici bolle e brevi quanto la venerabile avesse in animo di fare  e i progetti che voleva realizzare. Abbiamo visto le bolle di fondazione dell’ ospedale  del 1519-22 e quella del monastero del 1535.Oggi ci imbattiamo  in un’altra forma di documento pontificio:  il VIVAE VOCIS ORACULO. Cara Madre Lorenza siamo sempre nel 1535, hai ricevuto la bolla di fondazione, i rappresentanti della città e della curia hanno ricevuto una copia per attuare la bolla papale. Dopo 3 mesi riesci a ottenere un rescritto per affrettare la fondazione visto il disinteresse generale per la tua fondazione. Non ci sono famiglie ricche che sostengono il tuo progetto per rinchiudervi le figlie in soprannumero ma c’è solo la richiesta di donne povere che senza dote desiderano consacrarsi al Signore per il bene della Chiesa. Quindi i problemi erano appena  cominciati. Il fatto che tu sia vecchia e che tu sia stata sposata con figli ponevano non lievi difficoltà canoniche  e c’era bisogno ancora qualche dispensa. E così grazie alla presenza a Roma del card. Andrea Matteo Palmieri, di nobile famiglia napoletana, di cui abbiamo parlato negli incontri dell’anno scorso, che amava definirsi diletto figlio tuo o obbedientissimo figlio e fratello tuo, riuscisti ad arrivare al papa Paolo III  per ottenere qualche altra cosa. Dopo il rescritto del 19 luglio 1535, il 21 agosto 1535, il cardinale Palmieri andò a parlare col papa, visto che era uno dei pochi curiali che godeva della sua fiducia, e ottenne da Paolo III un indulto, concesso vivae vocis oraculo, ( la stessa modalità con la quale i papi  concessero la Regola non bollata  e l’indulgenza della Porziuncola a San francesco) attraverso il quale veniamo a conoscere le tue non facili ma importanti richieste. Infatti avevi chiesto l’autorizzazione a ricevere, da un qualunque sacerdote da te scelto e non da altri, l’abito del Terz’Ordine di san Francesco, secondo la regola di Santa Chiara. Avevi chiesto anche in considerazione della tua debolezza e dell’età avanzata, di  poter indossare la dura e pesante tonaca con scapolare per intero o in parte. E se fin qui potevano  essere richieste  facilmente esaudibili perché riguardavano aspetti secondari,siamo infatti alla vestizione,ce ne sono altre due che poi ti  creeranno interrogativi canonici. Infatti chiedi di  emettere la professione solenne dei tre voti regolari senza fare l’anno di noviziato, e che il sacerdote incaricato poteva riceverti  all’obbedienza  e poteva entrare in monastero in caso di necessità. Naturalmente nessuna bolla o breve avrebbe potuto ottenere questo: ci voleva una via traversa, ma solo conoscendo bene la rigidità della   vita monastica femminile  del tempo possiamo comprendere di quanta fama di santità godevi per poter ottenere quello che nessun’altra sarebbe stato concesso.

Risolto il problema della forma giuridica della tua consacrazione, ( considerato che fino a qualche mese prima eri chiamata ancora gubernatrix incurabilium,) rimaneva aperto il problema della struttura del  monastero, visto che dalla bolla del febbraio non eri riuscita a spostarti dalle stanze  sulla farmacia e che certo non potevano essere considerate un  monastero con la clausura, dato che affacciavano direttamente sull’atrio degl’incurabili rigurgitante di vita ad ogni ora del giorno.  Per questo ricorresti ancora al card. Palmieri, che con un altro indulto, anch’esso concesso vivae vocis oraculo, il 21 novembre 1535, accompagnato da una  sua lettera in cui  vieni chiamata per la prima volta Suor Maria,(segno che eri riuscita a fare la tanto sospirata professione professione) ti viene  permesso  di abitare provvisoriamente, lasciandoti  liberamente la scelta, con tutte le tue consorelle, in alcune case nell’orbita dell’ospedale prima della costruzione definitiva del monastero. Si rendeva infatti necessario costruire un altro edificio più capace per le numerose domande di ammissione di religiose provenienti da altri monasteri e di anime nobili anelanti ad una vita di perfezione e di preghiera. Come sappiamo, in questo periodo aveva deciso di farsi cappuccina anche la celebre marchesa di Pescara Vittoria Colonna, di cui certo eri amica e   il cui marito il celebre Ferrante d’Avalos, morto nel dicembre 1525 in seguito alle ferite riportate nella battaglia di Pavia, era stato uno dei primi governatori dell’Ospedale degli Incurabili.

I problemi riguardanti il monastero non finiranno qui ma ti seguiranno ancora e nell’anno successivo, insieme ad altri brevi e bolle d cui parleremo nei mesi successivi  chiederai ancora l’intervento del tuo card. Palmieri. Infatti  il 12 agosto 1536, riceverai da Roma la  concessione pontificia effettuata vivae vocis oraculo da parte di Paolo III che poteva essere eletta come tua successora  anche una religiosa che non avesse ancora terminato l’anno di noviziato. Avevi timore di morire in questo 1536 e lasciare la tua opera incompleta o peggio ancora destinata a fallire miseramente e  per questo vuoi garantire una successione tra coloro che ti avevano seguito nella prima ora e condividevano appieno il tuo desiderio di riforma. Non siamo certe ma con altissima probabilità la tua successora ha un nome suor Vittoria d’Afflitto,  che risulta  da un documento notarile, essere l’abbadessa del monastero di santa Maria in Gerusalemme Avevi chiesto una cosa difficile e impossibile  tanto che il cardinale aggiunge nella lettera di accompagnamento che c’era voluta  “grandissima fatica” nell’ottenere questo concessione, ma, al tempo stesso, firmandosi come “obedientissimo figliolo e fratello”, ti protestava  il suo attaccamento nei seguenti termini: “Non replicherò piú a V. S. havendoglilo detto per tutte le mie che il maggior piacere ch’io habbia in questo mondo, è farli servitio, et perdere quel poco credito, et gratia che ho in questa Corte in simili operationi, non stia punto in dubbio che me le tengo obbligatissimo di tutte quete occasioni che mi ha date di far servitio a N. S.re Dio.” Sicuramente riteneva che tu meritassi queste concessioni ed infatti Il 2 settembre 1536 sempre lui, il cardinale Palmieri  ti suggeriva di nominarlo espressamente protettore del monastero presso il Papa, ma aggiungeva: “senza altro titulo di protectore sarò sempre obedientissimo figliolo di cotesta santa Casa, et sempre mi sforzerò mostrandomi tale in tutte le occorrenze”, “non desidero altro premio, né altre gratie se non che in le sante orationi de la Casa si habbia memoria di me”. La cosa non  ebbe un seguito perché il 20 gennaio successivo morì.Tu hai continuato a vivere per ancora qualche anno, contro ogni previsione umana, ma non hai mollato di un centimetro nella realizzazione del progetto del Signore. Dovevi dare le fondamenta sulle quali costruire e queste erano che tu fossi una religiosa con la professione solenne  dei tre voti, che tu fossi abbadessa nonostante fossi vedova, che tu avessi un luogo riconosciuto dal papa nonostante la provvisorietà ma che soprattutto tu assicurassi la successione al tuo progetto. e se i documenti ufficiali non riuscirono a garantirtelo tu da donna esperta riuscisti ad ottenerlo grazie all’amicizia, alla devozione  e all’influenza del card. Palmieri.