Fin dall’inizio della sua opera madama Longo ebbe la gioia di avere come compagna di avventura la duchessa di Termoli, Maria de Ayerbe discendente dei Re aragonesi, vedova dal 1511 del Gran Capitano Andrea di Capua, duca di Termoli che fu tra i primi a congratularsi con la Longo subito dopo la guarigione a Loreto.
Privata del marito e dell’unico figlio Ferrante, fu conquistata dalle sante parole di Madama Longo, che con la preghiera e l’esempio la distolse dalle vanità del mondo e la sospinse sulle vie dell’umiltà cristiana e la predispose a compiere opere di bene.
Infatti fu lei a fare dei donativi all’ospedale per l’acquisto di ulteriori case e finanziò in modo cospicuo la costruzione della Chiesa di santa Maria del Popolo dove fece erigere due monumenti sepolcrali (oggi ancora esistenti) dedicati al marito e al figlio così teneramente amati.
Sappiamo che con le due Marie vi erano altre donne nobili che servivano gli infermi come la duchessa di Ariano e quella di Nardò, la marchesa di Polignano, la contessa di Alife e quella di Trivento. Fu attratta dalla spiritualità della Longo anche Vittoria Colonna, il cui marito era stato fra i primi governatori degli Incurabili, che chiese nel 1536 di entrare nel monastero della Longo.
nel 1529 a questo cenacolo di carità vennero inviati da fra Ludovico di Fossombrone, iniziatore della riforma cappuccina con fra Matteo da Bascio, i primi cappuccini del regno di Napoli. Probabilmente l’indicazione fu data dal Card. Gianpietro Carafa, futuro papa Paolo IV, che già aveva beneficiato dell’accoglienza di Madama Longo quando aveva mandato Bonifacio delli Colli ad aiutare sua sorella Sr. Maria Carafa nella fondazione del nuovo Monastero della Sapienza.
I frati riformati furono accolti dalla Longo nell’ospedale come cappellani ed abitarono nella casa acquistata da Maria de Ayerbe in via dei Cornioli, in attesa della loro sede definitiva nel convento di sant’Eframo Vecchio. Tuttavia continuarono fino a pochi anni orsono a prestare la loro opera spirituale nell’ospedale.
Nel 1533 arrivarono a Napoli i Teatini mandati dal Card. Carafa per aiutare sua sorella nella conduzione del monastero della Sapienza e invitati anche dalla compagnia dei bianchi che li fecero alloggiare in piazza dei Vergini. Dopo 6 mesi stanchi delle pressioni del Conte di Oppido sull’accettare rendite, San Gaetano accolse l’invito di madama Longo di ospitarli temporaneamente nelle case di via de’ Cornioli mentre avrebbero continuato il loro servizio a favore dei malati dell’ospedale Incurabili.