Pisa 11 Novembre 1685 – Città di Castello 12 Giugno 1767

Nasce a Pisa l’11 Novembre 1685 figlia del conte Curzio Cevoli e della contessa Laura della Seta e le viene data il nome di Lucrezia Elena.

Nel 1703, non ancora diciottenne entra nel monastero delle Cappuccine di Città di Castello.

Il granduca Cosimo III, quando fu informato della decisione di Lucrezia di entrare in monastero disse che non ce l’avrebbe fatta in quanto abituata ad ogni genere di sicurezze, non avrebbe saputo superare le durezze di una vita aspra ed austera come quella che voleva intraprendere.

Non che il granduca avesse fallito del tutto la sua profezia, l’impatto con il monastero fu più duro del previsto, le monache le parvero demoni e la maestra, Veronica Giuliani, era piuttosto intenzionata a non riceverla. Lucrezia riuscì a superare quel brutto momento in virtù della sua autentica vocazione, e questo la irrobustì nella volontà e le diede la necessaria costanza a mantenersi ferma nel proposito.

Seppe dar prova di umiltà e desiderò sinceramente di far penitenza. Si sottopose ad una dura ascesi, che la spingeva a chiedere, per se stessa, altre asprezze oltre a quelle che già riservava l’anno di noviziato. Al termine del noviziato chiede di poter prorogare per un ulteriore anno.

Una sete di contemplazione dominò l’intera vita della nobile pisana, ormai divenuta suor Florida e fervente sostenitrice del più rigoroso ideale francescano.

Tuttavia non si distingueva per l’altezza della contemplazione, quanto piuttosto perché donna dotata di polso e abile e capace nel governo. Le monache ben presto si accorsero della personalità notevole della Cevoli tanto da assegnarle, ancora giovinetta, l’ufficio delicatissimo di “rotara”. Questo le dette la possibilità di avere il polso concreto della situazione del monastero che non era certo allineato con lo spirito e la volontà di santa Chiara ed una interpretazione “morbida” della regola dava adito a non pochi accomodamenti.

Una delle testimoni individua le doti peculiari di Veronica e Florida che avrebbero dato al monastero un volto diverso; infatti, mentre la prima era buonissima per fare l’orazione, la seconda  invece aveva più spirito e più coraggio.

Nel 1716 Veronica Giuliani fu eletta abbadessa, la Cevoli, che aveva appena trentun anni, le venne affiancata come vicaria. Mentre la santa abbadessa combatteva la sua battaglia spirituale, la vicaria seguiva la svolgersi della vita quotidiana, caricandosi delle incombenze concrete, affondando le piccole e grandi difficoltà della vita curando i rapporti umani.

Dopo la morte di Veronica avvenuta nel 1727, le succedette suor Florida che guidò il monastero fino al 1736, continuando l’opera iniziata.

Senza strappi violenti, impresse con mano sicura una progressiva sterzata alla vita comunitaria, certa che i grandi ideali propugnati dai Santi Fondatori andassero concretizzati in una vita ordinariamente fedele, in una santità che si sostanziava non tanto di grandi slanci quanto piuttosto nel fare bene le cose di ogni giorno. Non le mancarono contrarietà, ma seppe superarle con la sua forza di volontà che la sostenne nel condurre in porto i suoi progetti.

Nonostante fosse aristocratica compiva i lavori più bassi e si assoggettava alle umiliazioni più difficili. Una personalità come la sua, forte e dolce allo stesso tempo, non poteva non impressionare le sorelle, che la chiamavano continuamente ad incarichi di responsabilità: dopo i primi nove anni di badessato, fu nominata maestra delle novizie, poi ancora abbadessa e vicaria, alternandosi in tali uffici fino alla morte.

Del suo saggio governo, sostenuto da praticità e buon senso, si giovò lo stesso monastero, nel quale volle che funzionasse la spezieria, che dotò di necessario acquedotto.

Non le mancarono sofferenze, che già gli uffici a lei affidati le procuravano, un fastidioso e doloroso erpete fece il resto: per vent’anni fu afflitta da pruriti che accettò senza scomporsi tanto che nessuno se ne accorse. Tra le monache si diceva, inoltre, che avesse rifiutato le stimmate di cui Gesù voleva insignirla, per non cadere in superbia.

Nel 1753 dopo aver introdotto la causa di beatificazione di Santa Veronica, decise di erigere un monastero nella casa dei Giuliani, a Mercatello.

Donna pratica e di forte determinazione si mostra lei stessa in alcune lettere inviate per la costruzione del monastero a Mercatello.

Donna pratica: il 18 aprile del 1754 scriveva al canonico Santi che insieme a Signor Perini seguiva i lavori, di non abbattere i muri antichi.

Donna di carattere: l’11 febbraio del 1755 scriveva allo stesso canonico per sapere notizie circa i lavori della nuova fabbrica.

Il 12 giugno 1767, dopo trentasette giorni di “febbre ardente” sopraggiunge la morte.

Nell’esaminare il suo cadavere furono trovati alcuni segni prodigiosi sui lati del petto, il cuore, che le fu estratto con l’intervento di un chirurgo, appariva perfettamente normale, ma in seguito anche su una porzione dell’aorta si sarebbero manifestati effetti difficilmente comprensibili in natura.

Si prese atto di una straordinarietà vissuta nella più grande ordinarietà!

La causa di beatificazione fu iniziata nel 1838 e il 19 giugno 1910 furono approvate le sue virtù eroiche. Il 16 maggio 1993 fu beatificata da Papa Giovanni Paolo II.