Nacque a Varsavia nel 1902 e fu battezzata con il nome di Mieczyslawa.

I nomi e la professione dei genitori si ignorano.

Nel 1915 ricevette la Prima Comunione e nel 1920 il sacramento della Confermazione.

Nel 1922 il padre emigrò in Unione Sovietica mosso dai suoi ideali socialisti, questa scelta derivava dal suo disappunto nei confronti della crescita e influenza politica esercitata dalla Chiesa cattolica in Polonia. Mieczyslawa, animata da grande coraggio, non solo rimase fedele alla sua terra, ma il 23 gennaio 1923, all’età di 21 anni, scelse di entrare nel monastero delle clarisse cappuccine di Przasnysz.

Alla vestizione, avvenuta nel 1924, ricevette il nome di Maria Teresa del Bambino Gesù.

Il 26 giugno del 1928 emise la professione perpetua.

Sebbene fosse di gracile costituzione, era sempre premurosa nei confronti delle altre consorelle e pronta a svolgere con molta attenzione qualsiasi compito che le venisse affidato: portinaia, sacrestana, bibliotecaria e maestra delle novizie.

Una delle suore racconta che con il suo modo di fare conquistava la fiducia di tutti e per questa fu eletta discreta nella comunità.

Maria Teresa aveva un libretto dove scriveva i suoi pensieri e tramite questo libretto si è saputo il motivo per cui aveva scelto questa dura vita claustrale delle cappuccine per servire Dio ed espiare i peccati della sua famiglia schieratasi con il comunismo.

Il 2 Aprile 1941, quando i tedeschi invasero la Polonia, anche il monastero di Przasnysz venne occupato con l’arresto di 36 monache. Tutte furono trasportate nel campo di concentramento di Dzialdowo. Sebbene rinchiuse in baracche appartate, le suore furono sottoposte alle stesse sofferenze e privazioni inumane degli altri: scarsità di igiene, di moto, di spazio e di aria; a questi tormenti si aggiungeva la fame e la sete. Dopo un mese molte si ammalarono.

Suor Teresa, che già in monastero soffriva di tubercolosi, non riuscì più a camminare e a stare in piedi; un’estrema debolezza accompagnata da continue perdite di sangue dai polmoni malati, lentamente la consumò.

Per lei non c’erano né medici né medicine e sopportò le sofferenze pazientemente pregando da sola e partecipando alla preghiera delle altre.

Nonostante le tante privazioni le suore potevano fortunatamente mantenere la recita del breviario.

Suor Teresina peggiorando la sua condizione fisica un giorno disse: “Io non uscirò viva da qui, offro la mia vita per le sorelle affinché possano ritornare in monastero”.

Ogni tanto chiedeva all’Abbadessa: “Madre, durerà ancora a lungo? Morirò presto?

Morì nella notte del 25 luglio 1941. il suo corpo fu portato via per essere probabilmente cremato.

Le suore rimasero molto impressionate ed erano convinte che suor Maria Teresa avesse conclusa la sua vita in modo santo. Per essa nutrivano particolare venerazione e affidarono più tardi alla cronaca della loro comunità le ultime parole della consorella morente.

Infatti, secondo quello che aveva predetto, due settimane dopo la sua morte, il 7 agosto 1941, tutte le monache furono liberate dal campo di Dzialdowo e ritornarono alle loro famiglie d’origine.

Nel 1945 fecero tutte ritorno al loro monastero in Przasnysz e ritennero queste una grazia ricevuta da Dio per intercessione di Suor Teresa.

Fatto davvero particolare perché normalmente i tedeschi non rilasciavano nessuno dal campo di concentramento.

Si può quindi, dedurre che la promessa fatta da Suor Teresa morente si era realizzata e Dio aveva accettato il suo sacrificio.

La sua memoria rimase viva nel monastero polacco e fu celebrata il 25 luglio di ogni anno.

Solo con la caduta del comunismo, del 1991, è stato possibile divulgare dal monastero la fama di questa seconda “piccola Teresa di Lisieux”.

Il 13 giugno 1999 Papa Giovanni Paolo II beatificò Suor Maria Teresa con altri 107 martiri del nazismo.

La sua beatificazione costituisce un momento importante per guardare a lei come un esempio di vita e la sua memoria viene celebrata il 28 Luglio.