Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
PRIMA LETTURA: Gb 19,1.23-27a
Io so che il mio redentore è vivo.
SALMO: (Sal 26)
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Oppure:
Il Signore è mia luce e mia salvezza.
SECONDA LETTURA: Rm 5,5-11
Giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
«In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Gv 6,37-40
Le letture odierne ci invitano a riflettere sulla nostra sorte eterna.
La prima lettura riporta le parole piene di fede di Giobbe, il quale esclama: «Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero» (Gb 19,26).
La certezza della vita dopo la dipartita finale, rende la morte cristiana colma di speranza. Il giorno della nostra morte si può paragonare al giorno della nostra vera nascita, quella definitiva, della nascita al Cielo.
San Francesco poteva quindi andare lieto incontro alla morte e chiamarla “sorella”.
Ogni giorno dobbiamo pregare con le parole del Salmo: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario» (26,4).
«La speranza non delude» – ci ricorda san Paolo nella seconda lettura – e la nostra speranza si fonda sull’amore di Dio, il quale è morto per noi, per donarci la sua vita. Il suo Sangue ci salva dalla morte eterna.
Infine, il brano del Vangelo ci colma di consolazione, al pensiero che la Volontà del Padre è che «chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 6,40). Inoltre Gesù ci rassicura con le sue parole piene di amore: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me non lo respingerò» (Gv 6,37).
Andiamo dunque a Gesù con un cuore umile, contrito e pieno di fiducia; faremo anche noi questo balzo tra le sue braccia e troveremo la salvezza
Parlare o pensare di morte suscita dentro di noi la paura perché la morte ci ha tolto qualcuno al quale abbiamo voluto bene, qualcuno che abbiamo amato. Il pensare alla morte ci segue tutta la nostra vita perché ha a che fare con una assenza che ci porta la sofferenza. Soffriamo perché abbiamo amato, se non amiamo, non soffriamo.
Se davvero abbiamo amato qualcuno, dobbiamo lasciarlo anche morire e in questo la fede ci aiuta: “che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno” Gesù ci dà la speranza, ci dà senso, cioè la morte non ha ultima parola perché Lui l’ha vinta! Nessuno sarà perso.
Commemorazione dei nostri cari fratelli defunti non è una festa triste, ma è una nostra proclamazione di fede nella risurrezione. La bella notizia è che andiamo verso la risurrezione. I nostri defunti non sono dietro ma davanti, ci precedono. Ricordiamo coloro che hanno vissuto con noi, coloro che ci hanno dato la vita, coloro che ci hanno accompagnato.
Questa memoria ci fa capire che non siamo soli! È un girono di festa perché oggi possiamo ringraziare per tutto ciò che abbiamo vissuto con loro, per tutto ciò che abbiamo condiviso con i nostri cari defunti. Il ringraziamento ci fa uscire dal sentire l’assenza dei nostri genitori, figli, parenti, amici e ci fa vedere la parte bella del vissuto. Ci possono mancare i loro volti, la loro voce, i loro sorrisi, i loro abbracci, ma non dobbiamo essere tristi perché i nostri cari defunti ci aspettano con l’amore nella casa del Padre dov’è la pienezza dell’amore.
“Chi crede nel Figlio ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno.”