Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.
PRIMA LETTURA: 1Sam 1,24-28
Anna ringrazia per la nascita di Samuèle.
SALMO: (1Sam 2,1.4-8)
Il mio cuore esulta nel Signore, mio Salvatore.
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno
beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Lc 1,46-55
Il beata colei che ha creduto nell’adempimento della Parola del Signore fa sbocciare sulle labbra di Maria e nel suo cuore, un canto di festa, di gioia e di ringraziamento. Il Signore, con il suo intervento, è la fonte della gioia del fedele, che esulta in Dio.
Nel 1 Sam 2, 1-2 Anna canta: “Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte si innalza grazie al mio Dio”. A lei che esulta per un figlio insperato, risponde Maria per un figlio non cercato ma donato. Il canto esprime la gioia che invade l’uomo nella totalità della sua persona. Ed è un canto questo che coinvolge tutto il mondo.
Il canto è una poesia che sgorga dal cuore e che mette insieme parole e musica, razionalità e sentimento. Il canto comunica sempre una passione come desiderio di vita, come ringraziamento, come sentimento, come tristezza, come gioia. Il canto raccoglie momenti di vita riconosciuta e li esprime poeticamente come dono all’altro. Ognuno di noi dovrebbe essere un cantore e un compositore di canti guardando la sua vita e le grandi cose che il Signore ha compiuto in lui.
La Luce che viene come sole che sorge dall’alto sta venendo ad illuminare i cuori di coloro che vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte dirigendo i nostri passi sulla via della pace. Maria illuminata da Colui che viene, rivede le grandi cose che Dio ha compiuto nella sua vita, è beata ed esprime questa beatitudine nel canto del Magnificat.
Riconosce l’annuncio dell’angelo, il suo avere ascoltato e accolto la Parola che l’ha riempita di Spirito Santo facendola incinta, il suo turbamento, il suo timore, il suo Sì/Eccomi, il suo muoversi per portare la testimonianza dell’amore di Dio ad Elisabetta nella carità, il suo essere riconosciuta beata. Maria volge uno sguardo sul suo vivere e riconosce una presenza: quella di Dio.
Riconoscendo tale presenza e le grandi cose che ha compiuto in lei, esclama a gran voce nel canto i segni della presenza amorevole di Dio. Un canto che coinvolge tutta la sua vita e la vita di ogni uomo. Un canto che non rimane personale ma, coinvolgendo tutti, diventa una eco delle cose che Dio ha fatto lungo la storia della salvezza.
Vedere e riconoscere le cose belle che Dio fa e ha fatto nella nostra vita non è una cosa personale ed egoistica, ma apre all’altro: il canto serve a migliorare la vita e a comunicare all’altro, il canto riconoscente apre all’altro e rilancia verso l’altro la speranza, la speranza di vita. Diventa un canto dell’aurora per noi e per l’altro perché mette in evidenza che Dio è il Signore della storia e che lui dispiegherà ancora una volta la potenza del suo braccio operando cose impossibili all’uomo.
I poveri sono sempre stati poveri e sempre rimarranno tali, i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, ma non sarà sempre così perché Dio rovescerà i potenti dai troni, innalzerà gli umili, ricolmerà di beni gli affamati, rimanderà i ricchi a mani vuote, ancora una volta soccorrerà Israele suo servo, soccorrerà ognuno di noi, per sempre.