I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
PRIMA LETTURA: Ml 3,1-4
Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.
SALMO (SAL 23)
Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
“Quando furono
compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè,
Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore
– come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro
al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani
colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che
aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo
Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il
bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo
accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e
anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di
molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era
molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio,
era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai
dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta
in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti
aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno
in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava,
pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.”
Il Signore Gesù è presentato al tempio, entra nella casa del Padre suo. È il Signore della gloria: Simeone lo riconosce e lo accoglie, Anna lo indica come il Redentore. Maria si unisce al suo destino terreno di grazia e di sofferenza. In loro ci troviamo anche noi che accogliamo la luce di Cristo e lo riconosciamo Signore della vera gloria, cioè dell’amore che ci salva e ci dà vita.
Oggi la Chiesa ricorda la Presentazione di Gesù al tempio.
Il vangelo ci racconta l’evento relativo a questo episodio che ha profondamente segnato la vita dei genitori di Gesù, in particolare di Maria, la madre del Signore. E in questo vangelo ci vengono presentati due personaggi:
Simeone, anziano “mosso dallo Spirito Santo” e
Anna, anziana anche lei, che “serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”.
Simeone prende tra le sue braccia il piccolo Gesù, loda Dio e profetizza a Maria il grande dolore che di lì a poco sarà visitato da Dio attraverso quel Figlio che lui accoglieva tra le sue braccia.
Anna, invece, loda Dio e “parlava del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”, ci racconta il Vangelo.
Simeone ed Anna sono segno della profezia: la loro vita è segno di quel grande passato visitato da Dio che sa riconoscere un futuro di grazia, di gioia, di pace, di gloria.
Allora oggi, come Simeone ed Anna, siamo invitati a non lasciarci schiacciare dal tempo che passa, dalle situazioni della vita, dalle delusioni degli inganni e dalla tristezza dello scoraggiamento.
Queste due persone hanno sofferto tanto nella vita: di Anna è scritto che è rimasta vedova dopo soli 7 anni di matrimonio! Eppure non hanno ceduto: hanno sperato fino alla fine, fino a quando Dio stesso è venuto a riempirli di gioia, come canta Simeone, felice addirittura di morire, perché Dio è venuto a farsi cullare tra le sue braccia.
Ecco, celebrare la Presentazione di Gesù al tempio vuol dire celebrare la speranza, che, nella Bibbia, è strettamente legata con la purificazione e il sacrificio, pratiche rituali antiche che uniscono l’offerta rituale di Maria e Giuseppe alla speranza del popolo d’Israele, compiuta in Gesù.
Passato e futuro si ritrovano davanti a Dio, si offrono nell’eterno presente di Dio. Ed è Gesù, il Figlio, il presente di Dio! In Lui si compiono tutti i sacrifici e tutte le purificazioni del passato!
Preghiamo oggi per tutti i consacrati che per amore di Gesù, con la loro vita, offrono il loro presente come segno di un futuro che ci accomunerà tutti, nella gloria.