Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
PRIMA LETTURA: At 13,13-25
Dalla discendenza di Davide Dio inviò come salvatore Gesù.
SALMO: (Sal 88)
Canterò in eterno l’amore del Signore.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
«[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Gv 13,16-20
Dopo il gesto della lavanda dei piedi, il clima nella stanza sarà stato di imbarazzo generale.
I discepoli ascoltano Gesù, ma probabilmente né comprendono né condividono la portata di quel gesto con cui il Maestro sceglie di mettersi ai loro piedi, come servo.
Il servo è servo. Assume il posto che gli è stato assegnato, il posto più basso. Niente iniziative di protagonismo, nessun avanzamento di carriera. È servo perché ha un padrone. È servo di un padrone. La sua identità è legata al padrone, che rimane più grande. La sua identità è de-centrata: il suo centro sta nel padrone per il quale è messo al servizio.
Facendosi servo, Gesù mostra di mettere “al centro” i nostri piedi, la nostra vita nella sua parte più ferita, stanca, brutta, vulnerabile. Mostra di “mettere il suo centro” nei nostri piedi, di farli diventare preziosi, di accoglierli nella sua stessa esistenza, di riceverli nel suo Amore così come sono.
Si fa servo e ci lava i piedi… Vuol dire che rinuncia ad avere potere su di noi, viene “in pace”, non approfitta della nostra vulnerabilità, ci ama “dal basso” e noi – con i nostri limiti – diventiamo il suo centro.
Beati noi se “comprendiamo” di essere stati serviti!
Beati noi se “capiamo” che per amarci Dio stesso si è fatto servo e ci ha messo al centro così come siamo!
Beati noi se “continuiamo” a lasciarci servire e amare da lui!
Beati noi se “mettiamo in pratica” questa consegna, e restituiamo il gesto ricevuto rinunciando ad ogni potere e mettendo al centro i piedi degli altri.