I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli.
PRIMA LETTURA: Gn 2,18-25
La condusse all’uomo. I due saranno un’unica carne.
SALMO: (Sal 127)
Beato chi teme il Signore.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato».
Mc 7,24-30
Oggi, ci viene mostrata la fede di una donna che non apparteneva al popolo eletto, ma che aveva fiducia in Gesù che avrebbe potuto curare sua figlia. Infatti quella madre era pagana «di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella le supplicava di scacciare il demonio da sua figlia» (Mc 7,26). Il dolore e l’amore la spingono a chiedere con insistenza, senza badare né a disprezzi, né a indugi né a indegnità. E ottiene quello che chiede, infatti «Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato» (Mc 7,30).
Dapprima si getta ai suoi piedi, un impetuoso avvicinarsi fisico e un riconoscimento della propria limitatezza: la sofferenza della figlioletta la spinge a provarle tutte, si rivolge a Gesù per necessità e non le importa la durezza della sua risposta, ai limiti dell’offesa, alla quale tutto sommato non si scompone, dimostrando tutta la propria impotenza.
Forse anche a noi capita di rivolgerci al Signore solo per necessità, ma questo non è in fondo così sbagliato: dal riconoscerci piccoli dinanzi a lui possiamo scoprire quanto ci ama.
Sant’Agostino dice che molti non ottengono quello che chiedono perché o sono cattivi, e la prima cosa che dovrebbero chiedere è di essere buoni; oppure chiedono in una forma impropria, senza costanza, invece di farlo con pazienza, con umiltà, con fede e per amore; oppure chiedono cose disonorevoli, che se fossero ottenute, sarebbero dannose all’anima o al corpo o agli altri. Bisogna, dunque, cercare di chiedere correttamente.
La donna non contesta il paragone di Gesù: si immedesima nei cagnolini – probabilmente è quello che sempre le hanno detto ed è quello che crede di essere. Ma l’incontro con Gesù rompe i nostri schemi precostituiti e la donna comprende, a contatto con i piedi di Gesù, che anche lei è figlia amata. Anche lei può sedersi alla mensa e nutrirsi della Parola che salva e così il suo gesto di supplica diventa un gesto di adorazione.
Il Signore ci dona occhi nuovi per guardarci dentro: la donna, guardando la verità della propria vita, fa il salto della fede.
Il Signore ci invita ad usare con perseveranza la preghiera di richiesta. Indubbiamente esistono altri generi di preghiere –di adorazione, di riparazione, la preghiera di ringraziamento- ma Gesù insiste perché usiamo con molta più frequenza la preghiera di richiesta.
Perché? I motivi potrebbero essere molti: perché abbiamo bisogno dell’aiuto divino per raggiungere il nostro fine; perché esprime speranza e amore; perché è un grido di fede. Esiste, però, una preghiera che non è presa molto in considerazione. Dio vuole che le cose siano un po’ come noi vogliamo. In questo modo, la nostra richiesta –che è un atto libero- unita alla libertà onnipotente di Dio, fa che il mondo sia come lo vuole Lui ed un po’ come lo vogliamo noi. Così meraviglioso è il potere della preghiera! E il Padre celeste risponde sempre a chi chiede con autenticità: sua figlia è libera