La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

PRIMA LETTURA: 2Sam 7,18-19.24-29

Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa?

SALMO: (Sal 132)

Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre.

«In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Mc 4,21-25

Mettere la luce sotto il moggio, strumento usato nell’antichità come unità di misura per le granaglie, risulta del tutto inutile; così pure nasconderla sotto il letto non servirebbe a nulla.

Il verbo “viene” (“viene forse la lampada”) usato da Gesù, indica una luce che deve essere accolta come un dono, di cui tutti dovremmo fare esperienza. È la luce della fede.

Essa deve servire ad illuminare, a manifestare e a rivelare.

Immaginiamo una giornata di nebbia fitta: non si vede nulla, tutto è offuscato e i contorni delle cose si celano ai nostri occhi; facciamo fatica a muoverci, il pericolo è di uscire di strada, urtare qualcosa o qualcuno… perdersi… Poi pian piano la nebbia si dissolve, una tenue luce ridona forma alle cose e tutto riappare ai nostri occhi con una nuova chiarezza. Ci sentiamo più sicuri e ci rimettiamo in viaggio.

Così la luce della fede: se la teniamo nascosta ci perdiamo nelle strade dell’esistenza; non vediamo gli ostacoli, inciampiamo e rischiamo di cadere e far cadere anche gli altri.

La luce della fede è guida ai nostri passi, ci aiuta a scorgere nuovi sentieri, illumina ciò che incontriamo rivelandoci la vera essenza delle cose.

Grazie a questa luce possiamo trovare anche quello che è rimasto celato, annidato nel fondo della nostra anima, ricoperto di polvere, per farlo riemergere, osservarlo e scegliere se può essere utile per il cammino, o un intralcio di cui liberarci.

Il Signore ci esorta a tenere le lampada accesa e visibile e ad avere il coraggio e la volontà di diventare faro di luce anche sulla via dei nostri fratelli: condividere la luce per camminare meglio insieme, per fare passi sicuri.

Nel suo messaggio finale Gesù ci esorta ad essere attenti ascoltatori delle sue parole, perché se sapremo misurarle bene ne trarremo benefici: il cristiano che ascolta e si sforza di mettere in pratica i suoi insegnamenti riceverà più di quel che ha; chi invece misurerà con superficialità si sentirà vuoto e povero di tesori a cui attingere.