Iniziamo oggi la Quaresima, quaranta giorni per prepararci alla Pasqua, e subito la liturgia ci indica un programma di cammino attraverso tre pilastri di tutta la vita religiosa: la carità, la preghiera e il sacrificio da viversi nella gioia e solo per Dio. Ci richiama anche ad un atteggiamento penitenziale, cioè riconoscere insieme la nostra povertà e il nostro esserci voluti costruire secondo il nostro egoismo, dimenticando Dio. Chiedere perdono significa riconoscere diverse cose: la prima è che il Signore è grande nella misericordia e che ci si può rivolgere a Lui anche se ci si è allontanati; la seconda è accettare la nostra povertà ed incapacità a salvarci da soli e la terza è quella di affidarci fiduciosi alle sue braccia di Padre. Sovente si è detto che la nostra religione è basata sul peccato e sui sensi di colpa: se così fosse non sarebbe una “buona notizia” per l’uomo ma un peso grande messo sulle sue spalle. Invece la nostra fede è fondata su Dio Amore, un amore che si concretizza nel venire incontro all’uomo, nel non abbandonarlo, nel chinarsi sulle sue piaghe. Il cammino della Quaresima, allora, non è un triste cammino alla ricerca dei nostri peccati ma un fiducioso sguardo alla mano misericordiosa di Dio che si protende verso di noi per sollevarci, a quella mano che non diventa mai unicamente indice puntato contro la nostra ingratitudine, ma carezza paterna che ci dice: se vuoi, con me, puoi ricominciare da capo. Riconoscendo i nostri peccati, non dimentichiamo mai Gesù che per indicarci la misericordia di Dio ci ha raccontato parabole come quella della pecorella smarrita e parlandoci del Padre ce lo ha descritto come il padre del figliol prodigo che continua a sollevarci, a dirci: “Ti sono rimessi i tuoi peccati” e invitandoci a far  festa per un peccatore pentito.

Buon cammino a tutti noi,

perché la Quaresima

sia davvero aperta alla Pasqua

passando consapevolmente attraverso

la Sua passione e morte,

ma con lo sguardo alla Risurrezione