Furono fittati due magazzeni nelle vicinanze del San Nicola e nell’estate del 1518 già vi si raccoglievano i primi infelici colpiti da mali spaventosi, mentre il Vernazza insieme all’Ufficialità di Napoli ottenne dal papa Leone X il Breve “Nuper pro parte vestra” dell’11 marzo 1519 insieme ai privilegi già concessi all’Ospedale San Giacomo di Roma. Il notaio genovese coadiuvò la Signora Longo finché l’ospedale non prese una qualche consistenza organizzativa, poi un bel giorno all’insaputa della stessa Longo si allontanò furtivamente da Napoli.
Da quel momento Maria Lorenza, anche se assistita dalla Compagnia dei Bianchi restò la protagonista della nuova opera.
L’ospizio presso i magazzeni ebbe vita fino al 1522,quando si aprì il nuovo grande ospedale sull’altura di S.Agnello, il sito più ameno della città antica perché il più elevato e soleggiato. La domenica 23 marzo 1522 gli ammalati del vecchio ospedale, sulle carrette, furono accompagnati con degna processione,guidata naturalmente dalla Signora Longo fino al nuovo Incurabili. Erano presenti il vicerè Cardona ed il Consiglio Collaterale della città di Napoli.
Da questo momento per circa 10 anni e più la vita di Maria Longo sarà nell’ospedale e per l’ospedale ed ella lavorò qui con impegno tenace e volitivo, illuminato da un passione davvero commovente.
Il suo segreto era nella sua vita di fede e di preghiera che alimentava le sue giornate. Infatti, mentre attendeva al governo dell’ospedale, esercitandosi nella carità verso gli infermi, ella forgiava il suo essere interiore nell’umiltà con il digiuno e la preghiera. Disprezzava se stessa, adoperandosi nel servizio altrui come una serva, accudendo gli infermi con le proprie mani soprattutto quelli più gravi con tanta tenerezza e consolazione. La grazia di Dio agiva attraverso di lei tanto che i poveri ammalati si sentivano interiormente risollevati e ancora dopo la sua morte sognavano che ella li visitasse e li consolasse.
Tuttavia con se stessa era molto austera e rigida, vivendo molto parcamente e digiunando tutti i venerdì a pane ed acqua ed il sabato aggiungeva un po’ di minestra di pan cotto condito con pochissimo olio.
Il suo desiderio di preghiera era sempre molto grande e non rinunciava ad esso per nulla al mondo. E spesso fu vista in colloquio con il dolcissimo Iddio dal quale ricevette la conoscenza spirituale della Sacra Scrittura, tanto che uomini dotti imparavano da lei i significati profondi della divina parola rimanendo stupiti per tanta sapienza.
Riceveva molte persone che per fragilità umana vivevano nel peccato. Con le sue preghiere e con le sue esortazioni riusciva a ricondurle all’abbraccio del Padre di ogni misericordia. Fra questi spesso vi erano personaggi illustri.
Infine il suo contatto quotidiano con il Signore le aveva donato un occhio penetrante capace di prevedere le cose che poi accadevano tanto da farla dichiarare illuminata dallo Spirito Santo.