A Napoli, aperta agli stranieri che approdavano al suo porto emporio del Mediterraneo, si può facilmente comprendere come dovesse infierirvi il morbo della prostituzione, soltanto mancava ancora un monastero di convertite. Dalla fine del ‘400 il meretricio era aumentato a Napoli in modo sensibilissimo e nel ‘500 si costituì in una vera e folta corporazione di malcostume. La Madre Lorenza esercitò fin dall’inizio tra le peccatrici il ministero delicato della conversione.
A chi l’ascoltava provvedeva per un’onesta collocazione. Il suo ardore non si contenne tra le mura dell’ospedale ma si spinse ben oltre fino ai luoghi di peccato e procurava in ogni modo di toglierle dal peccato e se non ci riusciva si prostrava in ginocchio davanti a loro e le pregava che almeno il venerdì e il sabato si astenessero dal peccato e per quei due giorni, affinché la necessità non le costringesse a prostituirsi le pagava. Nel loro cuore traviato la Longo riusciva a ridestare il fascino di un sentimento religioso pur sempre vivo, facendo rivivere dinanzi ai loro occhi, smarriti in un vuoto d’anima l’immagine del Crocifisso e della Vergine che la seguivano.
E’ facile comprendere come molte di quelle povere donne , provata per esperienza la possibilità di risorgere si ritraessero dal peccato ascoltando la signora. Questa le collocava come meglio poteva. Un buon numero di esse attirate dal suo esempio si dedicò volontariamente all’assistenza dei malati nell’ospedale.
Dopo la fondazione del monastero di S. Maria in Gerusalemme del 1535 i cui locali erano ancora situati nell’ospedale, Maria Longo insieme a Maria de Ayerbe, San Gaetano e i cappuccini, decise come era stato anche a Genova e a Venezia di dare avvio accanto all’ospedale Incurabili un Monastero delle Convertite. Tutti infatti sentivano necessario offrire un sicuro asilo a quelle donne che guarite nel corpo e nell’anima, colpite dalla predicazione dei cappuccini e dei teatini avrebbero decisamente abbracciato una vita regolare in un chiostro.
Si decise che la responsabile fosse Maria de Ayerbe che non aveva potuto seguire Maria Longo nella scelta contemplativa. Nei pressi dell’ospedale vi erano dei locali di sua proprietà che la duchessa ampliò per farli divenire un monastero. Il 17 dicembre 1537 il cardinale penitenziere Antonio Pucci emanava il decreto di erezione canonica.
Maria de Ayerbe era la direttrice e la madre. La sua nobile personalità impresse all’istituto un impronta tale che si attirò il rispetto e la stima dell’opinione pubblica. Non una casa di semplici pentite ma un autentico asceterio religioso divenne, sotto l’influsso della sua spiritualità, quel monastero che volle porre sotto la regola del terz’ordine francescano. In breve si periteranno di entrare anche donne non peccatrici tanto che dovrà intervenire un decreto della sacra Penitenzieria per conservare il primitivo carattere del monastero che era quello di ricevere solo meretrici convertite.
Il monastero delle Pentite sarebbe stato retto dall’ospedale Incurabili attraverso i governatori.
Le regole e le ordinazioni di tale luogo furono molto dure ed esigenti e tuttavia le pubbliche meretrici divenivano religiose vere e proprie, con voti regolari e di più col voto di stretta clausura.
Tale sarà il successo di questa iniziativa che nel XVII sec. si avrà una ramificazione che si concretizzerà nel monastero delle riformate, cioè di quelle religiose del precedente monastero che avevano desiderio di una vita più strettamente contemplativa modellata sulle costumanze dei Cappuccini.
Fino alle soppressioni di Napoleone e dello stato Italiano questi tre monasteri hanno continuato ad esistere,l ’uno affianco all’altro lungo il Vico degli Incurabili.