Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
PRIMA LETTURA: 2Pt 1,2-7
Dio ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina.
SALMO: (Sal 90)
Mio Dio, in te confido.
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono».
Mc 12,1-12
Oggi, il Signore ci invita a passeggiare nella Sua vigna: «Un uomo piantò una vigna (e…) la diede in affitto a dei contadini» (Mc 12,1). Tutti siamo locatari di questo vigneto. Il vigneto è il nostro proprio spirito, la Chiesa ed il mondo intero. Iddio ci chiede frutti. In primo luogo, la nostra santità personale; poi un apostolato costante tra i nostri amici, affinché il nostro esempio e la nostra parola li incoraggi ad avvicinarsi sempre di più a Cristo; infine, il mondo, che si trasformerà in un miglior luogo per viverci, se santifichiamo il nostro lavoro professionale, le nostre relazioni sociali e il nostro dovere verso il benessere comune.
Nella parabola dei vignaioli assassini, questi vogliono impossessarsi di due doni senza averne il diritto. Il primo è la vigna, il dono materiale che il padrone fa ai vignaioli e che loro poi non vogliono restituire. “Noi l’abbiamo coltivata”, pensano, “ora ce la teniamo”.
Questo primo dono è il tempo che il Signore ci concede nella nostra vita. Tempo ricco, con una siepe, un torchio e una torre. Ma a volte anche tempo di fatica, dove ci tocca spianare il campo che ci è stato donato dalle avversità che incontriamo. E quando Dio ci chiede di donare a nostra volta questo tempo, noi spesso ci opponiamo.
Presidiare il nostro tempo dalle richieste del padrone non è difficile. E infatti bisogna dire che i vignaioli ottengono un certo successo nell’impossessarsi della vigna.
Il problema è che dopo i vignaioli vogliono impossessarsi di un secondo dono. Con una logica particolarmente contorta, i vignaioli credono che uccidendo il figlio del padrone riusciranno ad ottenere l’eredità. In sostanza, i vignaioli vogliono diventare i figli del padrone. Non per affetto nei suoi confronti, ma per il desiderio di impossessarsi dei suoi beni.
La storia della Passione di Gesù ci fornisce un esempio abbastanza chiaro della mentalità e delle azioni di un gruppo di vignaioli assassini. È invece più difficile immaginare come nella nostra vita possiamo tenere un comportamento del genere: quand’è che vogliamo farci figli di Dio senza averne il diritto? Quand’è che vogliamo uccidere il figlio del padrone buono?
E la risposta è: quando non ci accorgiamo di essere già amati e protetti da Dio, in quanto suoi figli. Quando abbiamo paura di abbandonarci a lui per il timore di perdere noi stessi. Riconosciamo la vigna che ci ha dato il Signore e accettiamo di coltivarla per lui e insieme a lui.
Che classe di locatari siamo? Di quelli che lavorano sodo, o di quelli che s’infastidiscono quando il padrone manda i suoi servi a riscuotere l’affitto? Possiamo opporci a quelli che hanno la responsabilità di aiutarci a produrre i frutti che Dio aspetta da noi. Dovremmo esaminare noi stessi sui motivi reali di quest’atteggiamento. Forse abbiamo bisogno di conoscere più profondamente la nostra fede; forse dobbiamo imparare a conoscerci meglio, a realizzare un miglior esame di coscienza, per poter scoprire le ragioni per le quali non vogliamo produrre frutti.
Tutti possiamo essere “buoni pastori” e “pescatori” di uomini. «Allora andiamo e chiediamo al Signore che ci aiuti a produrre frutto, un frutto che perduri. Solo così questa valle di lacrime, verrà trasformata in un giardino di Dio» (Benedetto XVI). Potremmo avvicinare a Gesù il nostro spirito, quello dei nostri amici, o quello di tutto il mondo, se semplicemente leggessimo e meditassimo quanto ci insegna il Santo Padre e cercassimo di metterlo in pratica.