Perché questa generazione chiede un segno?

PRIMA LETTURA: Gn 4,1-15.25

Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.

SALMO: (Sal 49)

Offri a Dio come sacrificio la lode.

«In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.

Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».

Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva».

Mc 8,11-13

Oggi, il Vangelo sembra che non ci dica molto, né su Gesù, né su noi stessi. «Perché questa generazione chiede un segno?» (Mc 8,12). Giovanni Paolo II, commentando quest’episodio della vita di Gesù Cristo, dice: «Gesù invita al discernimento oltre le parole e le opere che testimoniano (sono “segni di”) l’arrivo del regno del Padre». Sembra che ai giudei che interrogano Gesù manca la capacità o la volontà di discernere quel segnale che è tutto il compimento, opere e parole del Signore.

Anche oggi si chiedono segni a Gesù: evidenziare la sua presenza nel mondo, o mostrare in un modo evidente come dobbiamo agire. Il Papa ci fa vedere che la negativa di Gesù Cristo a rendere un segno ai giudei –e, per tanto, anche a noi- è dovuta alla sua volontà di «cambiare la logica del mondo, indirizzata a cercare segni che confermino il desiderio di autoaffermazione e di potere dell’uomo». I giudei non volevano un segno qualsiasi, ma quello che indicasse che Gesù era il tipo di messia che loro aspettavano. Non aspettavano quello che veniva per salvarli, ma quello che veniva a dare sicurezza alla sua visione di come dovevano farsi le cose.

Spesso rischiamo di porci di fronte al Signore un po’ come i farisei del vangelo di oggi: con un atteggiamento di pretesa inutile. Gesù aveva già compiuto molti miracoli, e con la sua stessa vita dava testimonianza: che bisogno c’era di altri segni? Di che dimostrazione avevano bisogno questi farisei?

Oggi veniamo invitati a non ricercare il Signore per avere segni o prodigi, ma piuttosto per stare con lui in semplicità, perché la relazione con lui, il seguirlo nella vita di tutti i giorni, porta già a essere uomini e donne liberi, capaci di gesti veri di amore. Il segno, il miracolo, siamo noi stessi con le nostre vite, quando cerchiamo di viverle cristianamente.

Gesù ci invita a una relazione adulta con lui, in cui siamo capaci di giocarci e di stare in piedi senza timidezze e senza bisogno di continue conferme. Il Signore non fa mancare il suo aiuto, se ci comportiamo così.

In conclusione, quando i giudei del tempo di Gesù, come anche i cristiani di ora chiediamo un segno, quello che facciamo è chiedere a Dio di agire d’accordo al nostro modo, che noi crediamo più certo e che infatti sostiene il nostro modo di pensare. E Dio, che sa e può di più ha le sue strade, anche se non ci sia semplice capirle. Ma Lui, che si lascia trovare per tutti quelli che lo cercano, se anche gli chiediamo discernimento, ci farà capire qual è il suo modo di agire, e come possiamo riconoscere oggi i suoi segni.