Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
PRIMA LETTURA: Is 42,1-7
Non griderà, non farà udire in piazza la sua voce. (Primo canto del Servo del Signore)
SALMO (Sal 26)
Il Signore è mia luce e mia salvezza.
“Sei giorni prima
della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva
risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro
era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne
cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si
riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:
«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati
ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era
un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano
dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della
mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete
me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e
accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva
risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche
Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.”
Oggi, nel Vangelo, sono riassunti due atteggiamenti su Dio, Gesù Cristo e la vita stessa. Di fronte all’unzione che Maria fa al suo Signore, Giuda protesta: «Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: ‘Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?’» (Gv 12,4-5).
Ciò che dice non è
assurdo, anzi, collimava con la dottrina di Gesù. Ma è molto facile protestare
su quello che fanno gli altri, anche se non c’è una seconda intenzione come nel
caso di Giuda.
Qualsiasi protesta deve essere un atto di responsabilità: con
la protesta ci dobbiamo impostare come agiremmo noi, cosa saremmo disposti a
fare. Altrimenti, la protesta può essere solo –come in questo caso– la
lamentela di coloro che agiscono male di fronte a coloro che cercano di fare le
cose nei migliori dei modi.
Maria unge i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli,
perché crede che è quello che deve fare. È un’azione intrisa di una splendida
magnanimità: lo fece prendendo «trecento
grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso» (Gv 12,3).
È un atto d’amore e, come ogni atto d’amore, difficile da
capire per coloro che non lo condividono. Credo che, a partire da quel momento,
Maria capì ciò che secoli più tardi scriveva sant’Agostino: «Forse in questa terra i piedi del Signore
sono ancora bisognosi. Perciò di chi, al di fuori dei suoi membri disse: ‘Ogni
cosa che farete a uno solo di questi piccoli… lo avete fatto a me? Voi
spendete ciò che vi è superfluo, ma avete fatto qualcosa di veramente grato per
i miei piedi’».
La protesta di Giuda non ha nessuna utilità, lo porta solo al
tradimento. L’azione di Maria, invece, la porta ad amare di più il suo Signore
e, come conseguenza, ad amare di più i “piedi” di Cristo che ci sono in questo
mondo.