Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona.
PRIMA LETTURA: Gal 4,22-24.26-27.31-5,1
Non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.
SALMO: (Sal 112)
Sia benedetto il nome del Signore, da ora e per sempre.
«In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Lc 11,29-32
Oggi, la dolce voce –ma severa- di Cristo mette in guardia quelli che sono convinti di aver già il “biglietto” per il paradiso soltanto perché dicono: “Gesù, che bello sei!”. Gesù ha pagato il prezzo della nostra salvezza senza escludere nessuno, ma bisogna osservare alcune condizioni primordiali. E, tra queste, c’è la condizione di non pretendere che Cristo faccia tutto e noi niente. Questo sarebbe non solo stupidità, ma superbia malvagia. Per questo, oggi il Signore usa la parola “malvagia”: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona» (Lc 11,29). Gli dà il nome “malvagia” perché impone la condizione di vedere prima miracoli spettacolari per dare poi la sua eventuale e condiscendente adesione.
La malattia di cui sono affetti gli uomini della generazione malvagia è la nostalgia del passato e la preoccupazione del futuro. Questa infermità dell’anima genera ansia e non permette di vivere pienamente l’incontro con Dio, che viene a salvarci nel presente, tempo dell’ascolto e della conversione. Potremmo correre il rischio di considerarci come spettatori di questa scena mentre invece siamo i destinatari del rimprovero nel quale Gesù esprime anche la sua rabbia.
La sua sapienza è superiore a quella di Salomone e la sua predicazione è più efficace di quella di Giona. Eppure, Gesù sembra avere meno fortuna di Salomone, che ha avuto tra i suoi discepoli anche la regina del Sud la quale ha fatto un lungo cammino per ascoltarlo, o di Giona che ha camminato in lungo e in largo per tutta Ninive predicando la conversione e il perdono dei peccati e minacciando la distruzione della città.
La folla si accalca perché vuole assistere ad un segno per avere la conferma delle proprie idee, per dare un senso al suo convenire attorno a Gesù. Forse se ne tornano deluse perché non ottengono ciò che desiderano non rendendosi conto che lì c’è già chi può rispondere al proprio desiderio di gioia a patto di ascoltare il suo insegnamento e di viverlo mettendola in pratica.
Dalla malattia che ci porta ad inseguire i nostri sogni piuttosto che a sintonizzarci con la volontà di Dio ci guarisce l’ascolto della sua Parola che ci dà la forza necessaria per invertire il senso di marcia della nostra vita. La sapienza di Dio manifesta pienamente nella Croce di Cristo perché è la sapienza dell’amore che sgorga dal cuore misericordioso di Dio.
La parola della Croce è la predicazione più potente di quella dei profeti perché solo essa è capace veramente di guarirci dalla nostra malvagità e salvarci. La salvezza, infatti, consiste nel realizzare la volontà di Dio rendendolo presente nel mondo con la nostra testimonianza di fede.
Un testimone contro i credenti che mantengono una caricatura della fede sarà la regina del Sud, che si spostò dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone, e risulta che «qui vi è uno più grande di Salomone» (Lc 11,31). Dice un proverbio che “non c’è più sordo che quello che non vuole ascoltare”. Cristo, condannato a morte, risusciterà al terzo giorno: a chi lo riconosce, Lui propone la salvezza, mentre invece per gli altri –tornando come Giudice- non ci sarà più nulla da fare, bensì ascoltare la condanna per ostinata incredulità. Accettiamolo con fede e amore anticipato. Lo riconosceremo e Lui ci riconoscerà come suoi.