Lo uccideranno, ma risorgerà. I figli sono liberi dal tributo.

PRIMA LETTURA: Dt 10,12-22

Circoncidete il vostro cuore; amate il forestiero, perché anche voi foste stranieri.

SALMO: (Sal 147)

Celebra il Signore, Gerusalemme.

«In quel giorno, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.

Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».

Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».

E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».  

Mt 17,22-27

Dopo l’evento della trasfigurazione, in cui la voce dal cielo indirizzata ai tre discepoli li invitava ad ascoltare il Suo Figlio amato, e la liberazione di un giovinetto che gli altri discepoli non erano riusciti a curare per la loro poca fede, è presentato un altro quadro narrativo introdotto dall’insegnamento che Gesù offre ai discepoli circa la sua Pasqua.

Su di essi cala un velo di tristezza e preoccupazione che fa forse dire a Pietro, che era stato interrogato sul fatto del pagamento della tassa per il tempio, una bugia per salvaguardare l’onore del suo maestro. Prima che Pietro riferisca l’accaduto, Gesù lo interroga, come fa un maestro con i suoi discepoli, sulla liceità della tassa richiesta. La tassa era una forma di sudditanza imposta ai popoli stranieri conquistati, mentre i figli, cioè i notabili, erano liberi da tale vincolo.

Richiedere di pagare una tassa per il tempio significava affermare che Dio esige qualcosa per mantenere in piedi una struttura; questo è ciò che di più distante ci possa essere dal vangelo! In realtà ciò che Dio sollecita non è assolutamente un prezzo da pagare, ma di vivere la fede con corresponsabilità soprattutto nella vita fraterna. Il tempio da mantenere non è un edificio, ma innanzitutto la comunità, cioè la Chiesa, fatta di pietre vive che sono i battezzati, e che abbraccia tutta l’umanità.

Attraverso il suo sacrificio Gesù “paga il prezzo del nostro riscatto”, in modo che da estranei diventiamo figli. Nessuno di noi potrebbe pagare il prezzo della libertà per riscattare la propria vita; è Dio che con il suo sangue, attraverso la sua vita donata, ben più preziosa di una moneta d’argento, ci fa figli liberi. Tuttavia, la libertà dei figli non è anarchia e autosufficienza, ma essa si esercita in pienezza nel momento in cui, insieme al sacrificio di Cristo Signore, viene offerta la nostra vita fatta di gioie e dolori, fallimenti e successi, cadute e ricominciamenti.