Il granello di senapa diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.
PRIMA LETTURA: Ger 13,1-11
Questo popolo diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla.
SALMO: (Dt 32,18–21)
Hai dimenticato Dio che ti ha generato.
«In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Mt 13,31-35
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo… Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti»
L’infinitamente piccolo, e l’infinitamente nascosto: è così che possiamo riassumere le due immagini che Gesù usa nel Vangelo di oggi per farci comprendere cosa sia il regno di Dio. In realtà ci dice che si può capire davvero cosa sia qualcosa solo se prendiamo sul serio le sue conseguenze.
E il regno di Dio ha due effetti: parte come cosa piccola ma crescendo diventa infinitamente affidabile: «Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
Allo stesso tempo è qualcosa che per fermentare la pasta deve essere messo dentro. Una fede vissuta fuori dalla storia, come fuga, come alienazione non serve a “fermentare” la storia. In questo senso Gesù oggi ci ha ricordato che la buona riuscita dell’opera del regno di Dio la si vede da quanto abbiamo fiducia nelle cose piccole che però sanno essere affidabili.
La vita non la si cambia con sporadici atti eroici, ma attraverso piccole cose quotidiane che rendono la vita più umana, più vera, più sopportabile. L’amore tra due persone si nutre di piccole cose. Sarebbe banale pensare che basta dire a qualcuno una sola volta “ti amo” per poter credere di amare veramente. L’amore è dire in tutti gli alfabeti possibili (parole, gesti, silenzi, presenza) “ti amo”, sempre, ogni giorno, ogni momento, nelle cose più piccole, quotidiane che non sono mai banali. Il regno di Dio è una faccenda così. Il regno di Dio o cambia la realtà da dentro oppure è un’ideologia.
La tentazione ideologica è quella di pensare che basta cambiare la forma per dire che è cambiata anche la sostanza. Delle volte noi difendiamo le forme, ma abbiamo completamente smarrito la sostanza. E la sostanza la si cambia con la testimonianza non con le parole.