Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

PRIMA LETTURA: 1Pt 1,3-9

Voi amate Gesù Cristo, pur senza averlo visto e credete in lui; perciò esultate di gioia indicibile.

SALMO: (Sal 110)

Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

«In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Mc 10,17-27

“Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (10,17).

Il racconto inizia con una domanda che manifesta il desiderio di felicità che dimora in quest’uomo e la sua totale fiducia in Gesù. Non solo si rivolge a Lui chiamandolo Maestro ma, per manifestare il profondo rispetto per la sua persona, si getta in ginocchio dinanzi a Lui. Insomma, un discepolo perfetto, almeno in apparenza! Ma quando Gesù gli propone di vendere tutto, abbandonare ogni cosa per seguire Lui e trovare in Lui solo la pienezza, allora tutta la fiducia scompare, evapora come la rugiada del mattino. La radicalità della proposta si scontra con l’attaccamento ai beni e rimane per questo soffocata. La conclusione è carica di amarezza: “a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni” (10,22).

L’episodio evangelico fotografa e interpella ciascuno di noi, l’anonimo protagonista porta nel cuore i nostri stessi desideri ma anche le nostre paure, mostra quei limiti che tante volte emergono nella nostra vita. Egli riconosce Gesù come Maestro ma non è poi disposto a dare credito alle sue parole, non se la sente di fidarsi di uno che non può offrire alcuna garanzia.

In fondo, anche la nostra vita si svolge in queste contraddizioni: la scelta di seguire Gesù, che pure abbiamo fatto con sincera disponibilità, convive con la paura di andare fino in fondo. Vogliamo stare con Gesù ma non sempre siamo disposti a seguirlo quando la strada assume una forma più impegnativa.

Il racconto evangelico permette di intravedere quel combattimento che attraversa la vita di ogni cristiano. Se verifichiamo onestamente il passato, non è difficile riconoscere quei passaggi in cui ci siamo tirati indietro. La conclusione è drammatica: può capitare anche a noi – forse è già accaduto! – di trovarci dinanzi ad un bivio e di imboccare la via del calcolo e della tristezza.

Oggi chiediamo la grazia di una fede che non viene meno quando l’orizzonte si oscura.