Quanti lo toccavano venivano salvati.
PRIMA LETTURA: 1Re 8,1-7.9-13
Introdussero l’arca dell’alleanza nel Santo dei Santi e la nube riempì il tempio del Signore.
SALMO: (SAL 131)
Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.
“ In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli,
compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella
regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che
egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle
piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e
quanti lo toccavano venivano salvati.”
Mc 6,53-56
Oggi, nel Vangelo, vediamo il grande “potere del contatto” con la persona di Nostro Signore: «Deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati» (Mc 6,56). Il minimo contatto fisico può fare miracoli per coloro che si avvicinano a Cristo nella fede. Il suo potere di guarire trabocca dal suo cuore amoroso e si estende anche ai suoi vestiti. Entrambi, la sua capacità e il suo grande desiderio di curare, sono abbondanti e facilmente accessibili.
Questo passaggio può aiutarci a meditare su come
stiamo ricevendo il Signore nella Santa Comunione. Accettiamo con fede che
questo contatto con Cristo può fare miracoli nella nostra vita? Ê molto di più
che toccare «il lembo del suo mantello», noi riceviamo veramente
il Corpo di Cristo nei nostri corpi. Più che una semplice guarigione delle
nostre malattie fisiche, la Comunione guarisce le nostre anime e garantisce la
partecipazione nella propria vita di Dio. Sant’ Ignazio di Antiochia, così,
considerava l’Eucaristia come «il farmaco della immortalità e l’antidoto
per prevenirci dalla morte, in modo da produrre ciò che eternamente dobbiamo
vivere in Gesù Cristo».
L’utilizzazione di questo “farmaco
d’immortalità” consiste nell’essere curato di tutto ciò che ci
separa da Dio e dagli altri. Essere curati da Cristo nell’Eucaristia, quindi,
implica superare il nostro stato di estasi. Come insegna Benedetto XVI, «Nutrirsi
di Cristo è la via per non rimanere estranei o indifferenti davanti alla sorte
dei fratelli (…). Una spiritualità eucaristica, allora, è un autentico
antidoto davanti all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la
vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle
relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione ad alleviare le
ferite di quelle disgregate».
Come quelli che furono guariti dalle loro
malattie toccando i suoi vestiti, anche noi possiamo essere curati dal nostro
egoismo e il nostro isolamento dagli altri, ricevendo Nostro Signore con fede.