Quanti lo toccavano venivano salvati.
PRIMA LETTURA: Gen 1,1-19
Dio disse, e così avvenne.
SALMO: (Sal 103)
Gioisca il Signore per tutte le sue creature.
«In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.».
Mc 6,53-56
Come è bella la scena del Vangelo di oggi. Sembra che l’evangelista Marco sia riuscito a rendere plasticamente ciò che Gesù suscita nella vita di chi lo incontra:
“Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse”.
È Gesù ad andare dalla gente. È Lui che attraversa il mare per raggiungere la riva. E questo è il grande mistero dell’incarnazione: egli ha attraversato i cieli dei cieli, per venire nella storia, la nostra storia, e farsi vicinissimo a noi. Si è fatto uomo, si è fatto bambino, e ha messo piede nella concretezza della nostra vita e non solo nell’intuizione dei nostri ragionamenti.
E appena lo si riconosce è inevitabile accorrere da Lui. Persino i demoni irresistibilmente gli corrono incontro. Ognuno quando riconosce un senso per cui vale la pena vivere, sente l’impellente necessità di correre incontro a questo senso. Avverte che la propria vita è una vita malata finché non incontra un senso. È la grande esperienza che tutti noi facciamo quando ci sembra così pesante fare qualunque cosa nei giorni in cui non capiamo più il motivo per cui quelle cose valgono la pena.
Ci trasciniamo come storpi, ci distendiamo come paralitici, ci stropicciamo gli occhi come ciechi e ci portiamo le mani alla bocca e all’orecchie sperando che qualcuno ci aiuti di nuovo a parlare, a dire e a sentire. Quando si incontra Cristo la vita guarisce. E Cristo è celato in tutte quelle esperienze di amore che rivoltano la nostra esistenza fino a farla ripartire.
Gesù è un fatto concreto, non l’intuizione di un fatto. Per questo dovremmo liberarci di tutte quelle visioni spiritualiste che hanno fatto della fede qualcosa di astratto e staccato dal mondo. È nelle cose che ci accadono e che incontriamo che dobbiamo riconoscere Cristo. E una volta riconosciuto accorrete da Lui senza tentennamenti.