Perdonate e sarete perdonati.
Abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi.
SALMO: (Sal 78)
Signore, non trattarci secondo i nostri peccati.
Oppure:
Perdonaci, Signore, nella tua misericordia.
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Oggi, come dovrebbe agire un cristiano davanti ai suoi fratelli e sorelle? Ebbene, mostrando loro la stessa misericordia e benevolenza del Padre celeste: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Gesù ha detto: «Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12,47). Gesù Cristo non giudicò nemmeno i suoi carnefici. Anzi, li ha ben pensati, scusandoli e pregando per loro: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Come suoi discepoli, siamo invitati ad essere come il Maestro.
Come possiamo ambire a essere misericordiosi come lo è il Signore nostro Dio? Perché mai nostro Signore dovrebbe pretendere da noi peccatori la perfezione che è solo di Dio? A prima vista sembrano parole dette per scoraggiarci, per prendersi gioco di noi, perché è come se ci chiedesse di raggiungere un traguardo irraggiungibile.
Il resto del brano ci aiuta a fare chiarezza. Quello che ci chiede nostro Signore è di amare senza fare calcoli, perché l’amore che fa calcoli, che tiene una segreta contabilità, non è l’amore cristiano, non è l’amore che ci salva. Se giudichiamo e condanniamo prima di amare stiamo misurando l’altro e cadremo nel tranello di dosare l’amore in base al giudizio.
Gesù dice nel Vangelo di Matteo: «Non giudicate, per non essere giudicati (…) Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Mt 7,1.3). La trave è il “non amore”, l’”orgoglio” e il “risentimento” nei nostri cuori. Questi vizi sono come una trave che ci impedisce di considerare la colpa del nostro fratello dal suo punto di vista, che è più grave della colpa stessa (in fondo, un granello!), e quindi quegli atteggiamenti sono quelli che dovrebbero essere rimossi per primi. Solo con l’amore possiamo correggere veramente l’altro, tenendo presente che «l’amore scusa tutto» (1Cor 13,7).
Quando Cristo dice «Non giudicate», non vieta l’esercizio della nostra capacità di discernimento, né dice che dobbiamo approvare tutto ciò che fa il nostro fratello. Ciò che vieta è di attribuire una cattiva intenzione alla persona che agisce in questo modo. Solo Dio sa cosa c’è nel cuore di una persona. «L’uomo guarda alle apparenze, ma il Signore guarda al cuore» (1Sam 16,7). Pertanto, giudicare è una prerogativa di Dio, una prerogativa che usurpiamo quando giudichiamo il nostro fratello.
Ciò che conta nel cristianesimo è l’amore: «come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Questo amore è riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5). Nell’Eucaristia Cristo ci dona il suo Cuore e così possiamo amare ciascuno con il suo Cuore ed essere misericordiosi come è misericordioso il Padre celeste.