Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
PRIMA LETTURA: 1Re 8,22-23.27-30
Tu hai detto, Signore: «Lì porrò il mio nome!». Ascolta la supplica del tuo popolo Israele.
SALMO: (Sal 83)
Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore!
«In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
Mc 7,1-13
Oggi, contempliamo come alcune tradizioni tardive dei maestri della Legge avevano manipolato il vero senso del quarto comandamento della Legge di Dio. Quegli scribi insegnavano che i figli che offrivano al Tempio danaro e beni facevano la cosa migliore. Secondo questo insegnamento, accadeva che i genitori non potevano più disporre di tali beni. I figli, formati in questa coscienza erronea, credevano di aver compiuto così il quarto comandamento, anzi, di averlo compiuto nella forma migliore. In realtà, però, si trattava di un inganno.
«Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione!» (Mc 7,9): Gesù Cristo è l’interprete autentico della Legge; perciò spiega il vero senso del quarto comandamento, correggendo il lamentevole errore del fanatismo giudeo.
«Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre» (Mc 7,10): il quarto comandamento ricorda ai figli le responsabilità che hanno verso i loro genitori. D’accordo alle loro possibilità, devono offrire loro l’aiuto materiale e morale negli anni della vecchiaia e nei periodi di malattie, di solitudine o difficoltà. Gesù ricorda questo dovere di riconoscenza.
Il rispetto verso i genitori, amore filiale, deriva dalla riconoscenza che dobbiamo avere verso di loro per il dono della vita e per i lavori svolti con fatica per i loro figli, perché questi potessero crescere in età, in scienza ed in grazia. «Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?» (Sir 7,27-28).
Il Signore glorifica il padre nei suoi figli, ed in essi riafferma il diritto della madre. Chi onora il padre, viene purificato dei suoi peccati; chi rende gloria alla madre è somigliante a colui che accumula un tesoro (cf.Sir 3,2-6). Tutti questi consigli ed altri ancora, sono come una luce chiara nella nostra vita nei riguardi dei nostri genitori. Chiediamo al Signore la grazia che non venga mai a mancare il vero amore che dobbiamo avere verso i genitori e sappiamo, con l’esempio, trasmettere agli altri questo dolce “dovere”.
Gesù rimprovera gli ipocriti del su tempo, e di ogni tempo, anche quelli di oggi, dicendo: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Tutti noi facciamo molte cose secondo le tradizioni che abbiamo acquisito nella nostra famiglia e nella comunità in cui siamo vissuti. È una cosa naturale per gli uomini avere delle tradizioni, non è un peccato, anzi, è una delle basi del progresso, la capacità di non dover ripartire ogni volta da zero.
Ogni generazione parte dalle tradizioni ricevute dal passato per maturare un percorso di crescita verso il futuro. Provate a pensare a cosa significa per l’uomo partire senza nessuna tradizione, pensate se dei bambini crescessero nella giungla senza nessun contatto con la società, non sarebbero nemmeno capaci di parlare.
E tuttavia le tradizioni ci consegnano non solo cose buone, ma anche cose cattive; infatti, la storia dell’umanità è segnata anche da una tradizione di male. Gesù ci chiede dunque di essere vigilanti, di essere critici verso le tradizioni in cui siamo cresciuti, perché queste tradizioni non sono leggi divine, ma leggi umane.
“Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”
Non bisogna pensare che il Vangelo vuole dividere tra i cattivi e buoni e che noi subito facciamo parte di quelli buoni. Il Vangelo di oggi non ci vuole dire che Gesù insegna ai suoi discepoli di trasgredire le regole o la tradizione degli antichi. Infatti i veri discepoli di Gesù cercano di capire che ciò che conta è il cuore, ciò che sta dentro, la profondità, non l’estetica.
È un cammino non avere dei pregiudizi, è un cammino della nostra libertà a dire di no a ciò che ci appare senza conoscerlo per davvero. È un altro problema è forse quello di avere troppa paura di essere giudicati dagli altri per quello che siamo. Vediamo che i discepoli di Gesù agiscono fuori dalle righe. Ma non solo. Hanno Lui come il difensore, hanno Lui che li guarda. Ci serve qualcosa di più? Infatti a Dio importa il nostro cuore, quello che sta dentro, non lo interessa l’estetica, l’apparenza.
Se non cerchiamo di custodire il cuore e ciò che c’è dentro, preoccupandosi dell’apparenza ci porta a diventare gli ipocriti. Possiamo passare tutta la vita a cercare di essere più bravi, più intelligenti, più belli, più forti, essere più. Questo è il rifiuto della propria debolezza e per questo che i farisei si creano delle loro regole, dei loro riti perché trovano la sicurezza e la comodità. Un cuore che rifiuta di essere debole, di essere sé stesso, un cuore che rifiuta di aver bisogno di essere amato, perdonato. Un cuore così crea disordine, cercando le sicurezze nell’apparenza.
Non abbiate paura di essere ciò che siete, un cuore umano, senza le maschere, sapendo che tutto ciò che contamina l’uomo è ciò che esce dal suo cuore e non ciò che entra.