Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!
La speranza che ci è proposta è come un’àncora sicura e salda.
SALMO: (Sal 110)
Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni?».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
Mc 2,23-28
Perseverare nella fede non è facile perché bisogna fare i conti con la stanchezza e il dubbio che il bene compiuto sia inutile. Questo dilemma emerge soprattutto durante le persecuzioni nelle quali sembra che Dio sia assente o indifferente. L’autore della Lettera agli Ebrei esorta ad imitare la perseveranza di Abramo al quale Dio aveva fatto la promessa di dargli una discendenza numerosa come la sabbia del mare.
In realtà, quella promessa si è realizzata non solo in Isacco ma soprattutto in Gesù Cristo e nella Chiesa, che è il suo corpo. Infatti, siamo discendenza di Abramo se lo imitiamo nella fede e siamo figli nel Figlio di Dio nella misura in cui ci aggrappiamo a Lui soprattutto nelle difficoltà. Cristo, sommo sacerdote della nuova alleanza, è la nostra speranza che è come un’ancora gettata nel profondo del cielo. Gesù è il nostro precursore che ha aperto nel deserto della sofferenza e della morte la via che conduce al cielo.
Anche se a volte non ne abbiamo certezza, è aperta davanti a noi la via della salvezza che possiamo percorrere lasciandoci guidare dalla Parola di Dio.
La Carità rende liberi
Il precetto del sabato riveste un ruolo centrale nella fede ebraica. Letteralmente il termine ebraico shabbat, tradotto con sabato, significa fermarsi e allude al fatto che Dio nel giorno finale della creazione si ferma dal lavorare. Da qui anche il significato del riposo. Celebrare il sabato significa imitare Dio. Come lui si è fermato dal creare, così l’uomo si astiene dal lavorare. In tal modo il sabato diventa il giorno della festa nella quale si gusta il valore della libertà e della fraternità. Il lavoro, vissuto nella solitudine e spesso nella competizione, trova il suo approdo nella festa, esperienza di condivisione e di comunione.
La legge, nell’imporre il divieto di lavorare in giorno di sabato, intende educare a proteggere il senso più profondo del sabato che risiede nel riposo inteso come relazione di amore e cura reciproca. La celebrazione del sabato diventa profezia del banchetto festoso che Dio prepara per gli uomini in cui essi gusteranno le prelibatezze del suo amore.
È appunto questo il significato dei dodici pani dell’offerta che venivano posti sulla mensa del tempio e che solo i sacerdoti potevano mangiare una volta che venivano cambiati il sabato. I sacerdoti rappresentavano il popolo d’Israele nell’atto di presentare al Signore i pani, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, e di mangiarli alla sua presenza per indicare il fatto di riceverli dalla mano di Dio. Il rito corre il rischio di non essere più significativo quando si stacca dalla vita e la legge riduce la fede a pratiche formali che hanno la pretesa, quasi magica, di piegare Dio a sé stessi.