Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
PRIMA LETTURA: Is 49,1-6
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra.
SALMO: (Sal 70)
La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.
Oppure:
Proclamerò, Signore, la tua salvezza.
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Gv 13,21-33.36-38
La consapevolezza dell’ora arriva sotto il segno del tradimento di uno dei Dodici. La vera portata di quello che sta accadendo non è chiara ai discepoli e forse nemmeno a Giuda che, sfidato dall’invito di Gesù ad “agire”, e ricevuto il boccone intinto per lui come offerta estrema di intimità e amicizia, “esce” in piena notte, nella notte del suo cuore che gli impedisce di capire che nonostante tutto, nonostante il tradimento, avrebbe potuto esserci un posto anche per lui nel Regno dei Cieli.
Alla notte si contrappone il giorno, all’oscurità del tradimento si contrappone la luce che si sprigiona dalla postura fisica di Pietro: il discepolo che Gesù amava è descritto “in seno a Gesù”, “sul suo petto”, in una tale vicinanza da consentirgli di percepire i tumulti del cuore e ogni più intimo turbamento.
Oggi la liturgia sottolinea il dramma che sta per scatenarsi e che concluderà con la crocifissione del Venerdì Santo. «Preso il boccone (Giuda), egli subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). Sempre è di notte quando ci si allontana da quello che è “Luce di Luce, Dio vero di Dio vero» (Simbolo niceno-costantinopolitano).
Il peccatore è colui che dà la spalla al Signore per gravitare intorno alle cose create, senza riferirle al Creatore. Sant’Agostino descrive il peccato come “un amore a sé stesso fino al disprezzo di Dio”. Insomma, un tradimento. Una prevaricazione frutto della «arroganza con cui vogliamo emanciparci da Dio per non essere altro che noi stessi, l’arroganza per la quale crediamo di non aver bisogno di amore eterno, poiché vogliamo dominare la nostra vita per noi stessi» (Benedetto XVI). Si può capire che Gesù, quella sera, si “commosse profondamente” (Gv 13,21).
Tutta la dignità umana del Figlio dell’uomo, la più alta dimostrazione di obbedienza al Padre, si affermano nella capacità di reggere il “peso” del capo di Pietro sul suo petto e il tradimento di Giuda.
Il “breve tempo” che ancora lo vede accanto ai suoi è un tempo non sprecato e teso a radicare l’amore nel cuore dei Discepoli che dovranno affrontare la ferita della morte del messia, ma sapranno che nell’amarsi reciprocamente e nell’agire tra loro così come il Signore ha agito con loro, amandoli fino alla fine, saranno riconosciuti come suoi discepoli: è da quell’amore che i discepoli sono stati generati e per quell’amore possono continuare ad esistere.
È l’amore più forte della morte che consentirà ai discepoli di vivere ancora nella comunione con il Risorto; è ancora l’amore, sperimentato come perdono senza limite, che consentirà a Pietro di ricominciare la propria missione anche dopo averlo rinnegato.
Fortunatamente, il peccato non è l’ultima parola. Questa è la misericordia di Dio. Ma essa suppone un “cambio” da parte nostra. Una inversione della situazione che consiste nel distaccarsi dalle creature per legarsi a Dio e ritrovare così la autentica libertà. Ma non aspettiamo ad essere nauseati delle false libertà che ci siamo presi, per cambiare a Dio. Cerchiamo di essere più furbi. Decidiamoci adesso. La Settimana Santa è l’occasione propizia. Sulla croce, Cristo, tende le sue braccia a tutti. Nessuno è escluso. Tutto ladrone pentito ha un posto in paradiso. Questo sì, a condizione di cambiare vita e di riparare, come quello del Vangelo: “Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male” (Lc 23,41).