Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

PRIMA LETTURA: 1Pt 1,10-16

I profeti preannunciavano la grazia a voi destinata; perciò restate sobri e abbiate speranza.

SALMO: (Sal 97)

Il Signore ha rivelato la sua giustizia.

 «In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».

Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Mc 10,28-31

La misura di Dio è una misura illogica, sproporzionata, sconfinata. Non c’è rinuncia o scelta che nelle mani del Signore non sia moltiplicata, resa cento volte feconda.

La pagina del Nuovo Testamento che leggiamo sembra parlare del modo differente con cui ragiona l’essere umano e che il Signore stravolge, rinnova. Laddove Pietro considera le cose nei termini concreti, infatti, di un uomo che vive, abita e si adegua al mondo, Gesù risponde con una logica nuova, insensata per la maniera comune, dei più.

Come gli apostoli, noi ancora oggi siamo abituati a trovarci in contesti che fanno dello scambio, del contraccambio, mentalità comune. A qualcosa, dunque, che io posso apportare consegue qualcosa che mi è riconosciuto come dovuto e possibilmente proporzionato; allo stesso modo, la scelta di privarsi di qualcosa è in virtù di un beneficio successivo e adeguato al mio sforzo.

Gli apostoli si preoccupano di rendere evidente che la rinuncia a cui hanno scelto di aderire sembra incredibilmente grande e radicale, uno strappo alla loro storia e forse ai loro desideri. La risposta di Gesù mostra in quale maniera il Signore consideri e veda le cose; lascia scorgere una infinità in cui la misura stessa si perde.

L’amore con cui il Padre, infatti, accoglie una scelta tanto importante è quella di darle possibilità di fruttificare in infinite maniere ulteriori. La rinuncia a cui i discepoli dicono sì, è l’inizio di una storia così fuori scala nei suoi effetti e nel bene che produce che qualsiasi possibilità di tener conto dei suoi frutti sembra impossibile, tanto questi sono numerosi e vasti.

Non è forse la stessa illogica maniera con cui si realizza l’Incarnazione e il sacrificio di Cristo? Dalla morte di quel Giusto, ne deriva una storia di salvezza per l’umanità intera.

Oggi, come quel padrone che andava in piazza ogni mattina a cercare lavoratori per la sua vigna, il Signore cerca discepoli, seguaci, amici. Il Suo invito è universale. È un’offerta affascinante! Il Signore ci dà fiducia. Pone, però, una condizione per essere Suoi discepoli, condizione che può scoraggiarci; bisogna lasciare «casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo» (Mc 10,29).

Non c’è contropartita? Non c’è compenso? Questo ci apporterà dei benefici? Pietro a nome degli Apostoli, ricorda al Maestro: «Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito» (Mc 10,28), quasi volesse dire: che beneficio otterremo da tutto questo?

La promessa del Signore è generosa; «già al presente cento volte e nel futuro la vita eterna» (Mc 10,30). Lui non si lascia vincere in generosità. Però aggiunge: “Con persecuzioni”. Gesù è realista e non vuole ingannarci. Essere Suoi discepoli, se lo siamo veramente, ci porterà difficoltà, problemi. Ma Gesù considera le persecuzioni e le difficoltà come un premio, giacché ci aiutano a crescere, se le sappiamo accettare e vivere come un’occasione per guadagnare in maturità e in responsabilità. Tutto quello che è motivo di sacrificio ci fa rassomigliare a Gesù che ci salva con la sua morte sulla Croce.

Stiamo sempre in tempo per rivedere la nostra vita ed avvicinarci di più a Gesù. Questi tempi, e tutto il tempo, ci permettono –per mezzo della preghiera e dei sacramenti- di verificare se, tra i discepoli che Lui cerca, ci siamo noi, e vedremo pure quale deve essere la nostra risposta a questa chiamata. Accanto alle risposte radicali (come quella degli Apostoli) ve ne sono altre. Per molti, lasciare “casa, fratelli, sorelle, madre, padre…” vorrà dire tutto quello che ci impediva di vivere in profondità l’amicizia verso Gesù e, conseguentemente, essere Suoi testimoni di fronte al mondo. E questo è urgente, non ti sembra?