Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
PRIMA LETTURA: Zc 8,20-23
Popoli numerosi verranno a Gerusalemme a cercare il Signore.
SALMO: (Sal 86)
Il Signore è con noi.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio».
Lc 9,51-56
L’evangelista Luca ha una concezione teologica del tempo per la quale i giorni non sono disposti su una linea retta ma come punti di una parabola che tende verso l’alto. L’elevazione a cui accenna il narratore è la gloria che si manifesterà sulla croce e con la risurrezione. Il punto più alto che raggiunge il cammino di Gesù e dei suoi discepoli è il perdono dei peccati che egli ottiene per noi dal Padre salendo in croce sulla quale offre la sua vita. Gesù decide di intraprendere il pellegrinaggio verso Gerusalemme per celebrare la Pasqua, non come si attendevano i suoi apostoli ma come il Padre gli aveva chiesto.
Oggi il Vangelo ci offre due spunti principali per la riflessione personale. In primo luogo, ci dice che «mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51). Il verbo che usa san Luca significa “completare”, “consumare”; Gesù completa il tempo segnato dal Padre per completare la sua missione salvifica attraverso la crocifissione, la morte e la risurrezione. Allora sarà glorificato, “portato in cielo”. Di fronte a questa prospettiva, Gesù Cristo «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme», cioè la ferma decisione di amare il Padre compiendo la sua volontà redentrice. Gesù muore sulla croce dicendo: «Tutto è compiuto» (Gv 19,30). Il Signore ha vissuto per compiere la volontà del Padre, e ha mantenuto quell’atteggiamento di fedeltà fino alla morte.
Così dobbiamo vivere anche noi, anche se sperimentiamo opposizione o rifiuto, disprezzo o emarginazione nel cammino verso Dio per essere fedeli al Signore. Dice Papa Francesco: «Il vero progresso della vita spirituale non consiste nel moltiplicare le estasi, ma nell’essere capaci di perseverare in tempi difficili: cammina, cammina, cammina … E se sei stanco, fermati un po’ e torna a camminare. Ma con perseveranza».
In secondo luogo, di fronte al rifiuto dei Samaritani, Giacomo e Giovanni vogliono far scendere un fuoco dal cielo (cfr Lc 9,54). Il Signore li rimprovera per il loro zelo indiscreto. Dobbiamo ricordare la pazienza che Dio ha con noi, ed essere pazienti con i nostri fratelli nel loro cammino verso Dio, anche se non rispondono immediatamente alla sua grazia. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e ha dato il suo Figlio unigenito sulla croce per tutti. Dio esaurisce tutte le possibilità di accostarsi ad ogni uomo, e attende con divina pazienza il momento in cui ogni cuore si apre alla sua Misericordia.
Il cammino della croce inizia già da questo momento nel quale il rifiuto dei Samaritani rivela in anticipo quello di chi, dopo averlo accolto come re, lo caccia dalla città perché ritenuto degno di essere crocifisso come i malfattori. I messaggeri sono inviati a preparare il suo passaggio dicendo chiaramente la direzione del viaggio. Ancora oggi Gesù chiede a noi di essere suoi messaggeri e preparare l’incontro con lui. Essi non devono offrire un messaggio che renda Gesù accettabile perché rispondente alle proprie idee. Il coraggio di andare controcorrente sostiene la missione dei messaggeri il cui fine è propriamente quello di dire la verità: Dio ama l’uomo anche se lo rifiuta.
Non si tratta di un temerario perché Gesù non impone con la forza il vangelo e il suo amore ma lo propone esponendosi anche al pericolo di essere rifiutato ma determinato a rispettare la libertà dell’uomo ed esercitare fino in fondo la sua. Egli, infatti, liberamente si consegna nelle mani di Dio e in quelle degli uomini perché per Gesù l’amore oblativo e il perdono è la forma più alta di libertà. È sempre in nome della libertà di amare, che non crea legami di dipendenza ma di responsabilità, che Gesù rimprovera coloro che reagiscono all’ingiustizia con l’aggressività perché essa è l’arma più forte che distrugge la libertà e sradica ogni germoglio di giustizia.