Non è costui il figlio del falegname?

PRIMA LETTURA: At 11,1-18

Dio ha concesso anche ai pagani che si convertano perché abbiano la vita.

SALMO: (Sal 41 e 42)

L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

«In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi».

Mt 13,54-58

Questa pagina del Vangelo mette in risalto quanto, proprio le persone per cui Gesù era venuto, per coloro che presiedevano il culto nel tempio, sia così difficile accettare di aprire il cuore e la mente al Cristo. Sarà che si sentono dotti, che credono di non aver nulla da imparare dalle scritture più di quello che hanno studiato, che invece di facilitarli, gli impedisce di andare oltre.

Il mondo non è cambiato dai tempi di Gesù. La gelosia infatti indurisce il cuore delle persone fino al punto da non sopportare che una persona, cresciuta sotto i propri occhi, possa essere il Messia. Anche oggi tanta gente è convinta di sapere tutto di noi senza averci mai frequentati veramente. La presunzione che c’è nel cuore umano impedisce di vedere il buono o il bello nei fratelli. «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».

Quando la Parola di Dio non garba molto o è scomoda, nel cuore di tanti suscita un pochetto di insofferenza, disagio, e, alla fine, una reazione anche violenta, soprattutto tra le persone che dovrebbero accoglierla con più entusiasmo. La fede ottiene miracoli, ma le persone incredule non saranno mai destinatarie di un miracolo del Signore perché non riuscirebbero a vederlo. Se manca la fede infatti, la forza e l’amore di Gesù non possono guarire, non possono salvare. “Aumenta la nostra fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe” (Lc 17, 6).

Gesù non ha problemi di udito… non è sordo alle nostre sofferenze e al nostro pianto… Dobbiamo però cercare di non fare di testa nostra, ma di ricorrere a Lui che tutto può… Non solo dobbiamo essere certi che Dio ci salverà, ma dobbiamo anche saper aspettare ed essere fiduciosi quando in certi momenti sta in silenzio e sembra lontano… non ci dobbiamo scoraggiare, ma dobbiamo continuare a pregare anche se non otteniamo il risultato sperato. Dobbiamo credere con tutto il cuore che nessuna preghiera resterà senza risposta. I tempi di Dio infatti non sono i nostri.

Quando saremo stati umiliati per benino, quando saremo diventati umili, Gesù ci darà udienza… Di un Dio così ci si può fidare. Fede e preghiera… ecco le due ali che ci permettono di volare verso Gesù. Lui ci aspetta, ci osserva. È anche vero che la nostra piccola fede molto spesso è messa a dura prova da tante situazioni.

Gesù era entrato nel tempio appena dodicenne e i dottori si erano meravigliati di tanta sapienza; ma poi che cosa è cambiato? Ora Gesù non si limitava a dire loro quello che era giusto secondo il volere di Dio, non si fermava alla teoria, ma era passato alla pratica, e li spingeva alla pratica nel nome di Dio. La legge di Dio non è solo una legge scritta da imparare a memoria e decantare, ma è adesione alla parola e alla persona che è la parola stessa. “In principio era il verbo, il verbo era presso Dio, il verbo era Dio” Gv 1,1 Ma quando uno non vuole aprire il suo cuore, non permette che il Signore apra la sua mente; tutti coloro che si oppongono a Dio, che gli parlano sopra, non ascoltano la sua voce e si fermano ai loro pregiudizi. Proprio così fecero i cosiddetti sapienti, che videro in Gesù, solo il figlio del falegname e non riuscirono ad andare oltre.

Oggi ci chiediamo: che cosa è cambiato in noi da quando Gesù è entrato nella nostra vita? Quanto riusciamo a lavorare su noi stessi per far sì che la sua parola sia aderente con la nostra vita? Comprendiamo che le parole di Gesù ci riguardano personalmente?