Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

PRIMA LETTURA: Eb 12,4-7.11-15

Il Signore corregge colui che egli ama.

SALMO: (Sal 102)

L’amore del Signore è da sempre.

«In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.

Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando».

Mc 6,1-6

Oggi, il Vangelo ci fa vedere Gesù che va alla sinagoga di Nazareth, il paese dove era cresciuto. Il sabato è il giorno dedicato al Signore ed i giudei si riuniscono per ascoltare la Parola di Dio. Gesù va ogni sabato alla sinagoga e lì insegna, non come gli scribi ed i farisei, ma come chi ha autorità (cf.Mc 1,22).

Anche oggi Dio ci parla per mezzo della Scrittura. Nella sinagoga si leggono le Scritture e, dopo, una persona competente si incarica di commentarle, segnalandone il senso ed il messaggio che Dio mediante loro vuole trasmettere. Viene attribuita a sant’Agostino la seguente riflessione: «Così come nella preghiera noi parliamo con Dio, nella lettura è Dio che ci parla».

Il fatto che Gesù, Figlio di Dio, sia conosciuto tra i suoi compaesani, per il suo lavoro ci offre una prospettiva insospettabile per la nostra vita ordinaria. Il lavoro professionale di ognuno di noi è un mezzo di incontro con Dio ed è, perciò, una realtà santificabile e santificatrice.

Gesù include anche la sua patria nell’itinerario missionario pur consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato. Con questo passaggio Gesù sembra dirci che bisogna essere missionari del vangelo anche a casa nostra, lì dove sono le nostre radici, nella nostra famiglia. Il vangelo è la bella notizia dell’amore di Dio che deve raggiungere anche quelle relazioni nelle quali familiarità non significa necessariamente fiducia e stima reciproca. Percorrendo le strade del mondo ci si rende conto che la diffusione del vangelo incontra difficoltà anche con «i vicini» perché dirsi credenti è molto più difficile di quanto si pensi e si creda.

La fredda accoglienza riservata a Gesù nella sua patria è un segnale rivolto ai discepoli del Maestro a prepararsi anche loro alla medesima esperienza: anche loro saranno disprezzati ma sperimenteranno quanto sia difficile rimanere fedeli a Lui nel momento della prova. Nella comunità riunita nella sinagoga di Nazaret potremmo intravedere la nostra Chiesa nella quale capita di vivere una fede incredula perché non si accoglie la Parola di Dio per ciò che veramente è ma semplicemente quale parola di uomini.

Il rischio è quello di avere chiese piene di attività, riti, incontri, gruppi, ma nelle quali manca la profezia, cioè è assente lo Spirito Santo che fa di un gruppo di persone il Corpo di Cristo, che rende presente Gesù dove due o tre pregano nel Suo nome, e non ripetono semplicemente parole di altri o compiono i gesti indicati dalle rubriche liturgiche. Dobbiamo riconoscerci anche noi in coloro che oppongono resistenza alla Parola di Dio e non ne apprezzano il valore per la propria vita.

Essa invece, se è accolta nel cuore, fa miracoli. Si può crescere nella fede solo se, dando il giusto posto alla Parola di Dio, si ricerca la Sua sapienza, si desidera conoscerlo sempre più intimamente per amarlo e servilo con gratitudine e semplicità di cuore. 

Il passaggio evangelico termina dicendo che Gesù «non poteva compiere nessun prodigio (…) e si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,5-6). Anche oggi il Signore ci chiede maggior fede in Lui per realizzare cose che superano le nostre possibilità umane. I miracoli svelano il potere di Dio e il bisogno che abbiamo di Lui nella nostra vita quotidiana.