Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

PRIMA LETTURA: 2 Sam 24,2.9-17

Io ho peccato facendo il censimento; ma queste pecore che hanno fatto?

SALMO: (Sal 31)

Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato.

«In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.

Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando».

Mc 6,1-6

La sinagoga ritorna frequentemente in questi primi capitoli del vangelo di Marco, come luogo di incontro, di preghiera, di insegnamento, di ascolto della Parola, di scontro tra Gesù e il male. Le sinagoghe erano diverse dal tempio; diffuse su tutto il territorio della Terra santa. Potevano essere piccole o grandi, belle o semplici… Molte sono state ritrovate dagli scavi archeologici compiuti in vari luoghi, tra cui proprio Cafarnao e Magdala, e ci aiutano a meglio comprendere anche i testi evangelici.

Gesù si reca spesso e volentieri in sinagoga, luogo di riunione delle comunità e degli abitanti dei diversi villaggi. In genere vi si leggeva la Tōrāh e vi si ascoltava la spiegazione del testo. La Tōrāh veniva, infatti, letta in ebraico, ma questa lingua non era sempre conosciuta da coloro che parlavano ormai ordinariamente l’aramaico. Nel testo di ieri ne abbiamo un esempio nella parola «Talità kum» (cioè: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!»), che ci è conservata in lingua originale e che alcuni vedono come una delle parole usate proprio da Gesù.

La separazione tra i discepoli di Gesù e coloro che frequentano le sinagoghe è molto tarda: Paolo stesso inizia spesso la sua predicazione proprio dai giudei, dalle sinagoghe (cfr. per esempio Atti 9, 19–25). Se non era insolito che un uomo adulto insegnasse in sinagoga di giorno di sabato, certo è insolita l’autorevolezza con la quale Gesù parla e si presenta. Eppure non tutti aprono il loro cuore e la loro mente. Alcuni pensano di conoscerlo e il loro stupore di fronte a lui non li mette in atteggiamento di ricerca, ma, al contrario, sembra chiudere il loro animo.

Il Vangelo ci fa vedere Gesù che va alla sinagoga di Nazareth, il paese dove era cresciuto. Il sabato è il giorno dedicato al Signore ed i giudei si riuniscono per ascoltare la Parola di Dio. Gesù va ogni sabato alla sinagoga e lì insegna, non come gli scribi ed i farisei, ma come chi ha autorità (cf. Mc 1,22).

Anche oggi Dio ci parla per mezzo della Scrittura. Nella sinagoga si leggono le Scritture e, dopo, una persona competente si incarica di commentarle, segnalandone il senso ed il messaggio che Dio mediante loro vuole trasmettere. Viene attribuita a sant’Agostino la seguente riflessione: «Così come nella preghiera noi parliamo con Dio, nella lettura è Dio che ci parla».

Il fatto che Gesù, Figlio di Dio, sia conosciuto tra i suoi compaesani, per il suo lavoro ci offre una prospettiva insospettabile per la nostra vita ordinaria. Il lavoro professionale di ognuno di noi è un mezzo di incontro con Dio ed è, perciò, una realtà santificabile e santificatrice. Sono parole di san José María Escrivà: «La vostra vocazione umana è parte, e parte importante, della vostra vocazione divina. Questa è la ragione, per la quale, dovete santificarvi, contribuendo contemporaneamente alla santificazione degli altri, dei vostri simili, precisamente al santificare il vostro lavoro ed il vostro ambiente: questa professione o impiego che riempie i vostri giorni che dà fisionomia peculiare alla vostra personalità umana, che è il vostro modo di stare al mondo; questa casa, questa famiglia vostra; e questa nazione in cui siete nati ed amate».

Il passaggio evangelico termina dicendo che Gesù «non poteva compiere nessun prodigio (…) e si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,5-6). Anche oggi il Signore ci chiede maggior fede in Lui per realizzare cose che superano le nostre possibilità umane. I miracoli svelano il potere di Dio e il bisogno che abbiamo di Lui nella nostra vita quotidiana.