Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

PRIMA LETTURA: Dn 3,14–20.46.50.91–92.95

Dio ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi.

SALMO: (Dn 3,52–56)

A te la lode e la gloria nei secoli.

«In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».

Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».

Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Gv 8,31-42

Oggi, il Signore dirige dure parole ai giudei. Non a qualsiasi giudeo, ma, precisamente, a quelli che abbracciarono la fede: Gesù disse «Ai giudei che avevano creduto in Lui» (Gv 8,31). Senza dubbio, questo dialogo di Gesù riflette l’inizio di quelle difficoltà causate dai primi cristiani giudaizzanti della Chiesa, nei suoi inizi.

Le parole di Gesù, riguardo al fatto che egli fa solo ciò che è gradito al Padre, suscitano una certa simpatia nella gente che inizia a fidarsi di lui. Tuttavia, Gesù specifica che per essere veramente suoi discepoli bisogna avere l’umiltà di lasciarsi guidare sul sentiero che conduce alla verità. Non si tratta di accedere a segreti nascosti o acquisire poteri particolari, ma di fare esperienza dell’amore di Dio che è all’origine e a fondamento della nostra vita. Al principio di ogni cosa c’è Dio che ama il Figlio e in lui vuole amare ogni uomo. La verità è la paternità di Dio che sempre genera figli alla vita.

La fede è un cammino di maturazione umana che culmina nella comunione con Dio. Gesù si spiega usando l’immagine della casa nella quale abita stabilmente il figlio. La casa è la metafora per indicare la familiarità intima e forte che si stabilisce tra coloro che sono legati da sentimenti di amore. Per essere veramente liberi non ci si può fermare alla simpatia con Gesù ma è necessario scendere sul piano più profondo della empatia in modo da avere in sé i suoi stessi sentimenti di Figlio verso il Padre. Lo schiavo è diverso dal figlio perché passa di casa in casa, ora sotto un padrone ora alle dipendenze di un altro. Il peccato ci rende schiavi e vittime di relazioni precarie e cangianti; con quanta facilità si passa dall’amore all’odio, dalla confidenza all’indifferenza, dal convivio al conflitto.

La libertà è la condizione di stabilità affettiva che si conquista gradualmente e a condizione di farsi aiutare. Gesù sta dicendo una cosa molto semplice che è sotto gli occhi di tutti, se siamo onesti intellettualmente. Tutti desideriamo stabilità nelle relazioni umane, eppure non tutti si rendono conto che essa si costruisce poco alla volta partendo dal fondamento della verità. Tutto ciò che non è poggiato sull’amore di Dio è destinato a finire inesorabilmente. L’ascolto, lo studio, la meditazione della Parola di Dio ci rende saldi nella fede e operosi nella carità fraterna.

Il vero problema è dirci credenti, è affermare l’appartenenza alla Chiesa, è aderire persino a qualche gruppo ecclesiale, ma vivere la fede reputandoci maturi, adulti, autonomi al punto da avvertire come una vergogna o un disonore il fatto di aver bisogno di aiuto per liberarci dalle varie forme di schiavitù che avviliscono la propria umanità. L’orgoglio ci rende schiavi di noi stessi. La fede è dunque un cammino di liberazione dal complesso della perfezione per essere veramente capaci di amare e servire i fratelli, non malgrado le nostre imperfezioni, ma proprio attraverso i nostri limiti.