Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
PRIMA LETTURA: Is 50,4-9a
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. (Terzo canto del Servo del Signore).
SALMO: (Sal 68)
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.
Oppure:
Nella tua fedeltà soccorrimi, Signore.
«In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Mt 26,14-25
Oggi, il Vangelo ci presenta tre scene: il tradimento di Giuda, i preparativi per celebrare la Pasqua e la Cena con i Dodici.
La parola “consegnare” viene ripetuta sei volte e funge da collegamento tra questi tre momenti:
- quando Giuda consegna Gesù;
- Pasqua, che è una figura del sacrificio della croce, dove Gesù dà la sua vita; e
- l’Ultima Cena, in cui si manifesta la consegna di Gesù, che si adempirà sulla Croce.
Vogliamo fermarci qui alla Cena Pasquale, dove Gesù Cristo manifesta che il suo corpo sarà donato e il suo sangue versato. Le sue parole: “In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà” (Mt 26,20) invita ciascuno dei Dodici, e soprattutto Giuda, a un esame di coscienza. Queste parole sono estese a tutti noi, che siamo stati anche chiamati da Gesù. Sono un invito a riflettere sulle nostre azioni, buone o cattive che siano; la nostra dignità; chiediamoci cosa stiamo facendo in questo momento della nostra vita; dove stiamo andando e come abbiamo risposto alla chiamata di Gesù. Dobbiamo risponderci a vicenda con sincerità, umiltà e franchezza.
Quale è il prezzo dei nostri peccati? A quale costo veniamo meno ad un’alleanza stretta col Signore? Per quanto, infatti, possa sembrare che il peccato sia una trasgressione a nostro vantaggio, uno strappo alla regola fatto a nostro favore, tutti noi possiamo ben vedere quanto sia piuttosto una detrazione e un danno che paghiamo con l’allontanarci dal Signore. Ci affanniamo a trovare la felicità o la nostra realizzazione più compiuta, ma quando ce l’abbiamo davanti e la vediamo consistere nella persona di Gesù, nell’essere vicini al suo esempio e al suo modo di donarsi con gratuità, arretriamo spaventati pensando di non potercela fare. Cerchiamo quindi una scorciatoia che possa abbreviarci la strada, qualcosa che per noi sia un bene immediato.
Meditare su questo ci mostra che il peccato, in tal senso, è un’impostura perché un’illusione: l’idea di poter avere la salvezza, senza essere passati prima dalla fatica della croce. È una via “breve”, che ci parla di soddisfazione senza attese, ma che poi ci conduce all’infelicità più profonda e duratura.
Ricordiamoci che possiamo nascondere i nostri peccati ad altre persone, ma non possiamo nasconderli a Dio, che vede in segreto. Gesù, vero Dio e uomo, vede e sa tutto. Sa cosa c’è nei nostri cuori e di cosa siamo capaci. Niente è nascosto ai loro occhi. Evitiamo di ingannare noi stessi, ed è solo dopo essere stati sinceri con noi stessi che dovremmo guardare a Cristo e chiedergli “Sono io?” (Mt 26,22). Ricordiamo quanto dice Papa Francesco: “Gesù, amandoci, ci invita a lasciarci riconciliare con Dio e a ritornare a Lui per riscoprire noi stessi”.