Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.

PRIMA LETTURA: At 8,1b-8

Andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola.

SALMO: (Sal 65)

Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

«In quel tempo, disse Gesù alla folla:

«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.

Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Gv 6,35-40

«Io sono il pane della vita». Dire vita significa alludere al cammino dell’esodo, che è non solo quello compiuto dal popolo d’Israele nel deserto, ma si riferisce anche al viaggio che ogni uomo percorre su questa terra e in questo tempo, che inizia quando viene concepito e termina con la morte. Dove conduce questa vita? La risposta non è già scritta perché dipende dalla nostra volontà, non da quella di Dio. Dipende, cioè, dal fatto che aderiamo alla volontà di Dio oppure ce ne infischiamo.

Il Padre ha inviato il Figlio perché in Lui vedessimo ciò per cui siamo stati creati, contemplassimo il sogno di Dio e liberamente decidessimo di credere in Lui. Credere vuol dire accogliere la proposta che Dio Padre fa mediante suo Figlio, seguirlo e imitarlo. Egli è storicamente venuto nel mondo una sola volta nascendo dalla Vergine Maria, morendo in croce sotto Ponzio Pilato e risorgendo il terzo giorno. Da quel momento egli viene sempre incontro all’uomo perché la sua vita diventi eterna come quella di Dio.

Egli viene appunto come «Pane di Vita» che sostiene il cammino dell’uomo non fino alla morte ma oltre la morte verso la risurrezione. La risurrezione dell’ultimo giorno è l’approdo del pellegrinaggio terreno insieme con Gesù. Insieme a Lui l’ultimo giorno non è quello della morte, ma quello della vita eterna. Essa non è da intendere semplicemente l’«al di là» perché la vita eterna inizia quando, nutrendomi di Gesù, pane di Vita, Lui entra nella mia vita attraverso la porta del Battesimo.

Con Lui la vita di Dio si unisce a quella dell’uomo che l’accoglie e il suo cammino esistenziale da vagabondaggio diventa pellegrinaggio, esodo verso la libertà.

Oggi, vediamo quanto preoccupano a Dio la nostra fame e la nostra sete. Come potremmo continuare a pensare che Dio sia indifferente di fronte alle nostre sofferenze? Ancora di più, troppo spesso “ci rifiutiamo di credere” all’amore tenero che Dio ha per ciascuno di noi. Occultando sé stesso nell’Eucaristia, Dio dimostra l’incredibile distanza che sia disposto a percorrere per soddisfare la nostra sete e la nostra fame.

Perché, di quale “sete” e di quale “fame” si tratta? Definitivamente, della fame e della sete della “vita eterna”. La fame e la sete fisiche non sono altro che un pallido riflesso di un profondo desiderio che ogni uomo ha davanti alla vita divina che solamente Cristo può offrirci. “Questa infatti │ la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 6,39). E cosa dobbiamo fare per ottenere questa vita eterna cosi desiderata? Forse un atto eroico o sovrumano? No! È un qualcosa di molto più semplice, per cui Gesù ci dice: “colui che viene a me, io non lo caccerò fuori” (Gv 6,37). Noi solo dobbiamo accorrere a Lui, andare al Suo incontro.

Queste parole di Cristo ci stimolano ad avvicinarci a Lui ogni giorno nella Santa Messa. È la cosa più semplice del mondo! Semplicemente assistere alla Messa; pregare e allora ricevere il Suo Corpo. Quando lo facciamo, non solo veniamo in possesso di questa nuova vita, ma, inoltre, la irradiamo su altri. Il Papa Francesco, l’allora Cardinale Bergoglio, nell’omelia del Corpus Christi, disse: “Così come è bello, dopo aver fatto la comunione, pensare nella nostra vita come una Messa prolungata, nella quale portiamo il frutto della presenza del Signore al mondo della famiglia, del quartiere, dello studio e del lavoro, così, pure, ci fa bene pensare la nostra vita giornaliera quale preparazione all’Eucaristia, nella quale il Signore prende tutto ciò che è nostro e lo offre al Padre”.