Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?
Santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!
SALMO: (Sal 150)
Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme».
Lc 19,11-28
Il vangelo odierno ci fa entrare in una parabola di Gesù che ci racconta qualcosa sul Regno di Dio. Il regno è l’accoglienza di Gesù nella propria vita. Questo regno lo si costruisce… Ci si dà da fare…come?
Mettendo a servizio ciò che abbiamo ricevuto. La vita, i doni di intelligenza, sapienza, bontà… Ma anche il dono del tempo del nostro saper fare. Se siamo pigri vivacchiamo non costruiamo un bel niente.
Oggi ci viene illustrata la capacità di vivere una sovrabbondanza di guadagno nel far fruttare la propria moneta d’oro, consegnata dal Signore, se si è “servo fedele nel poco”. Qui una moneta ne può fruttare dieci, o cinque, o… ciascuno dei servi presenta il guadagno sovrabbondante. Siamo tiepidi, insulsi, Dio ci chiederà conto di come abbiamo accolto la sua persona e come insieme a lui abbiamo costruito il regno. Ma il vero guaio nel rapporto con il Signore è la paura.
Uno dei servi, infatti, preso proprio dalla paura, mette la sua moneta sotto terra, senza neppure pensare di metterla in una banca per un po’ di interesse. Non solo, questo servo pauroso dice al Signore stesso come lui lo vede: severo, che miete ciò che non ha seminato. Ovviamente con un tale padrone il blocco generato dalla paura è totale: si rimane immobili.
E Gesù stesso, nella parabola, sembra assecondare la visione che il servo pauroso ha del padrone. D’altronde cosa si può, cosa si riesce a fare con la paura, la vera arma che ha il cattivo spirito? Se poi questa paura riguarda Dio, ogni suo dono di fatto non viene riconosciuto o utilizzato, ma soltanto ridato a lui senza farne nulla. Questo è il vero problema, che sembra attanagliare ancora molti credenti anche oggi: assecondare una immagine di Dio che fa paura e che quindi blocca ciò che in noi è suo dono – e le conseguenze sono drammatiche per la vita stessa.
Oggi ringrazio Dio per ciò che sono, per quanto mi ha dato, e gli chiedo di usarmi per il suo Regno, senza risparmiarmi, donando tutto me stesso. Voglio essere responsabile della mia vita. Rispondere all’Amore con amore.