Sei invidioso perché io sono buono?
Avete detto: Un re regni sopra di noi. Invece il Signore, vostro Dio, è vostro re.
SALMO: (Sal 20)
Signore, il re gioisce della tua potenza!
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Mt 20,1-16
Quanto mutevole è il nostro modo di vedere la realtà e di interpretarla lo dimostra questa parabola nella quale da una parte c’è il padrone di una vigna che esce più volte lungo tutto l’arco della giornata per chiamare operai a lavorare nella sua vigna e dall’altra i lavoratori. Nel racconto avvengono due cose strane. La prima è il fatto che il padrone chiama a tutte le ore. Chiama fino alla fine e coinvolge tutti, anche chi è stato scartato dagli altri.
La seconda è il modo con il quale paga la giornata di lavoro dimostrando che per lui non conta quanto ha lavorato un operaio ma che abbia accettato di servirlo. Questi due particolari rivelano la logica di Dio, l’unico buono, come Gesù aveva detto al giovane ricco. Dio ragiona secondo una logica che mette al centro la persona e non il Suo interesse perché ciò che gli sta a cuore non è il guadagno personale ma la nostra felicità che passa attraverso la soddisfazione dei bisogni più profondi.
La ricompensa che il padrone offre agli operai è un insegnamento che, se colto, diventa un tesoro grandioso che supera le aspettative. Dio non fa torto a nessuno perché non cambia idea rispetto all’uomo. Egli lo ama a prescindere dai suoi meriti e continuamente lo chiama a servirlo. Se lo sguardo di Dio, che non guarda i meriti o le colpe, ma il bisogno dei suoi figli, non muta, assistiamo invece al cambiamento di faccia degli operai, quelli della prima ora che hanno affrontato la fatica della giornata non con spirito di gratitudine per essere stati chiamati, ma con la speranza legata alla ricompensa pattuita.
Poi, vedendo che gli ultimi venivano pagati per primi, hanno immaginato di dover meritare di più di quanto pattuito. Quello che fa arrabbiare gli operai della prima ora è l’invidia che deforma la realtà. Per cui gli altri operai non sono visti come fratelli destinatari della comune eredità, ma con disprezzo perché paragonati a loro.
Ciò che indigna è l’essere trattati alla stessa stregua di quelli che sono considerati i meno meritevoli. L’invidia prende il posto lasciato dalla gratitudine e la mormorazione quello abbandonato dalla preghiera. Ma quando facciamo tesoro della compassione ricevuta e lodiamo il Signore per la misericordia che ci ha usato ci appare chiaro che siamo tutti uguali davanti alla legge … dell’Amore.