Sei invidioso perché io sono buono?.
PRIMA LETTURA: Ez 34,1-11
Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.
SALMO: (Sal 22)
Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Mt 20,1-16
Nell’uomo tutto è dono di Dio, una elargizione della sua misericordia, bontà divina carità, infinita compassione. Non solo per amore il Signore crea l’uomo, per amore lo vuole suo familiare, suo figlio, lo vuole corpo di Cristo, partecipe della sua natura divina. Lo vuole nel suo regno eterno, nel suo Paradiso. Né Dio né un solo suo dono possono essere comprati dall’uomo. Può mai un uomo comprare la divina carità, l’immensa bontà, l’eterna misericordia? Dio si può solamente donare.
Dio però ha messo una condizione eterna per ogni suo dono: esso non solo va accolto nella fede, va anche fatto fruttificare. Si riceve l’invito di andare a lavorare nella vigna. Cristo Gesù ci chiama a lavorare nella sua Chiesa, per essere suoi veri strumenti, anzi suoi sacramenti di salvezza. Se si accoglie l’invito, ma non si lavora, non si ha alcun diritto alla ricompensa. Non abbiamo prestato la nostra opera secondo quanto pattuito con il Signore, che è il Datore di lavoro. Oggi è proprio questa verità che è venuta meno. Si vuole il dono di Dio, ma senza il rispetto del contratto. Dio sempre esige il rispetto del patto di ingaggio e noi tutti siamo stati ingaggiati a lavorare per Lui.
Lui dona ogni vita a noi. Noi dobbiamo dare vita alla sua vigna. Se non diamo vita alla sua vigna, non abbiamo alcun diritto a ricevere vita dal Signore, né nel tempo e né nell’eternità. La chiamata è per pura misericordia. Il Signore avrebbe potuto lasciarci marcire nel nostro ozio, farci morire di fame. Invece per misericordia ci ha chiamati a dare vita alla sua vigna. Chi dona vita alla sua vigna, ha il diritto alla ricompensa. Chi invece non dona vita, non ha diritto di ricevere i doni di Dio né oggi e né mai. Non ha rispettato le regole d’ingaggio, il patto che ci obbligava al lavoro nei suoi campi.
Altra verità che merita ogni attenzione è ancora sulla misericordia del Signore. La grazia di Dio, la sua verità, il suo Vangelo, la vita eterna, il Paradiso, ogni altro dono sono una elargizione del suo amore eterno. Lui è libero di dare sé stesso a chi vuole, quando vuole, secondo la sapienza eterna dello Spirito Santo. Chi è chiamato prima a lavorare nella sua vigna, non è chiamato per meriti, ma solo per grazia, per misericordia, per pietà. Così anche chi è chiamato dopo, anche lui lo è per misericordia, per pietà. La ricompensa che è Dio stesso che si dona è ben ogni merito e ogni frutto del lavoro svolto. Anche se l’uomo lavorasse una eternità, la sua opera mai avrebbe tanto peso da essere ricompensato con il dono che Dio fa di sé stesso. Dio è infinito, l’uomo è finito. Mai il finito potrà produrre l’infinito. Tutto ciò che Dio dona ai suoi eletti, è oltre la loro stessa vita. In Lui non vi è alcuna ingiustizia. Ingiusto e invidioso invece è l’uomo che non gioisce per il bene fatto da Dio ai suoi fratelli.