Siete figli di chi uccise i profeti.
PRIMA LETTURA: 1Ts 2,9-13
Lavorando notte e giorno, vi abbiamo annunciato il Vangelo.
SALMO: (Sal 138)
Signore, tu mi scruti e mi conosci.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Mt 23,27-32
L’immagine dei sepolcri imbiancati è diventata proverbiale per indicare l’ipocrita che esteriormente appare bello e in ordine ma nel segreto del cuore conserva il male. Le buone maniere, l’ordine e la pulizia, la metodicità e la puntualità in una persona sono elementi visibili che possono favorire un giudizio positivo della gente. Ma Dio che vede il cuore conosce tutti i nostri pensieri e sa anche quali sono quelli che pretendiamo di nascondere persino a noi stessi.
Ciò che viene stigmatizzato non è il peccato presente nel cuore dell’uomo, ma il fatto di nasconderlo millantando una giustizia e una rettitudine morale tutte basate sulle proprie opere meritorie. L’ipocrisia è l’ostacolo più difficile da superare perché la grazia di Dio possa operare in noi un vero cambiamento. Vorremmo illuderci di migliorare intervenendo su fattori superficiali della nostra vita ma conservando tutto ciò che la consuma da dentro come un verme che silenziosamente divora. Il vero cambiamento avviene quanto si interviene su ciò che è invisibile all’uomo ma è ben visibile a Dio.
La parola di Gesù, pur essendo dura e tagliente, non mira ad offendere o umiliare ma alla guarigione del cuore. Con la forza di un piccone il Vangelo vuole demolire tutte le strutture di peccato che impediscono un vero rinnovamento della mente e la conversione. Con la sua morte e risurrezione Gesù è venuto per aprire tutti i sepolcri perché il marciume della morte si trasformi in germogli di vita e la puzza dell’ipocrisia divenga profumo di carità.