Benvenuti a quest’incontro di maggio, penultimo di quest’anno nel quale abbiamo scorto in filigrana, esaminando i documenti papali, quali fossero i progetti della venerabile Maria Lorenza Longo visto che di lei non esistono scritti.

Abbiamo visto le bolle di fondazione dell’Ospedale Incurabili del 1519 e del 1523, quella del monastero del 1535, i Vivæ Vocis Oraculo del card. Andrea Matteo Palmieri e infine Alias Nos dell’aprile del 1536 nel quale il numero delle sorelle viene elevato a 33.

Siamo sempre in questo fatidico 1536 e le difficoltà non sono finite anzi sono appena cominciate.

Carissima madre Lorenza, avevi appena assaporato la gioia di veder espandere la tua sororità ed ecco che tra capo e collo ti arrivano le prime obiezioni al tuo status, alla tua fondazione, al luogo dove abiti. In archivio 2 pagine sgualcite in latino senza data ma con riferimento al documento Alias nos del 20 aprile 1535 “novissime expeditum” ci raccontano come 2 dottori della legge, nominati per verificare la canonicità dei documenti papali, abbiano elencato le difficoltà canoniche nelle quali tu eri incappata e che sembrano dover fermare il tuo progetto di fondazione. Ne sono 4, una più implacabile dell’altra, giuste ma fredde e che non considerano la tua speciale statura spirituale e il tuo desiderio di corrispondere alla volontà di Dio.

Innanzitutto si dice che si dubita che tu sr. Maria Longa, sia abilitata a ricevere donne laiche per essere monache o converse; se tu possa  imporre l’abito regolare, assegnare l’anno di noviziato, ammettere alla professione e amministrare liberamente le altre cose dal punto di vista spirituale e materiale e governare tutte le cose che un’abbadessa di un monastero di Santa Chiara  fa, per diritto e tradizione, e che nessun’altra potesse essere abbadessa, essendo tu vivente.

La causa del dubbio è se tu sia esperta della Regola di Santa Chiara  visto che non l’avevi mai professata né esplicitamente  né tacitamente. E poi come la mettevi col fatto che non eri più vergine, ma vedova, e in quanto tale non potevi governare le vergini che volevano entrate in monastero?.

E ancora, poiché eri stata definita malata e afflitta da un morbo incurabile si chiedono, questi signori, se tu sia capace di amministrare l’ufficio della reggenza del monastero o se avessi bisogno di un aiuto nominato direttamente dal papa.

Siamo nel ‘500 e questi dottori si chiedono se sia senza peccato che tu nelle tue condizioni sopra elencate  possa far professare monache secondo la regola di Santa Chiara. Ne fanno un caso di coscienza dunque e concludono che solo il papa può derogare a tali norme.

Infine fanno un sacco di questioni sul fatto che tu  viva con queste prime sorelle in un luogo dell’Ospedale, che non ha sufficiente capacità di spazio per accogliere tutti gli offici necessari a un  monastero ma che soprattutto non ha la clausura fondamentale per le monache che vogliono professare la regola di Santa Chiara. Loro lo definiscono un ambiente misto! E  si son ben informati che tu in questo anno non hai dato inizio a nessuna fabbrica nuova per il monastero, rifiutando persino l’offerta di aiuto della tua migliore amica Maria de Ajerbo che voleva iniziare una costruzione che poi andrà a vantaggio delle Pentite. Possiamo solo stupirci del sistema di informazioni che il controllo canonico esercitava su queste nuove fondazioni e soprattutto riguardo a una persona che presentava tali e tanti problemi giuridici come te.

Insomma sembra che tutto debba fermarsi, ma a Roma avevi chi ti riteneva santa e che avrebbe fatto di tutto per aiutarti, cioè il card. Palmieri al quale scrivesti accoratamente perché implorasse dal sommo Pontefice Paolo III le deroghe per tutti questi ostacoli giuridici e canonici. Solo la Sua autorevole parola poteva azzerare questa serie di dubbi.

Il 20 luglio 1536, arrivò come una liberazione un altro breve di Paolo III, anch’esso designato come Alias Nosche confermava le precedenti concessioni.

Il tuo Ospedale al quale avevi donato vita, pensieri, forze e  beni non volle sobbarcarsi tuttavia l’onere finanziario delle numerose vocazioni e ribadì che avrebbe continuato a sostenerne solo dodici. Da allora cominciò un rapporto difficile con l’Ospedale fino al terribile esproprio del 1903 risanato in parte dalla restituzione in comodato dei resti del nostro chiostro nel 2003, esattamente 100 anni dopo. Il Papa sa che sei malata ma allo stesso tempo sa che puoi costruire un altro monastero senza che qualcuno te lo impedisca dove vuoi tu e come vuoi tu. Sicuramente fosti ben consigliata  e così chiedesti al Papa di poter,  a tua scelta, nominare un’abbadessa che ti  doveva succedere tra  le tue  prime dodici compagne, ancor prima della morte, senza altra formalità se non la tua semplice designazione. Si rendeva però  necessario che la nuova abbadessa avesse fatto professione pubblica e avesse l’età legittima e requisiti idonei.  Tuttavia in successivi documenti ottenesti che avesse potuto essere eletta abbadessa anche senza aver fatto professione, perché sentivi avvicinarsi velocemente la morte. Il papa conferma anche che sei in grado di governare, reggere e amministrare il monastero e addirittura nella scelta della abbadessa non avevi bisogno nemmeno dell’autorizzazione di un superiore o di un’ autorità ecclesiastica. Potevi addirittura  eleggere insieme alle tue sorelle il confessore e il cappellano e cambiarlo quando non vi sarebbe stato più gradito.

Ma le contestazioni più feroci relative al tuo stato di vedova e non di vergine furono zittite una volta e per tutte da queste parole poste a conclusione del breve:

E nonostante tutti i pronunciamenti in materia, gli ordinamenti giuridici e canonici io Paolo III papa dico che

 A nulla doveva valere l’ostacolo/ che tu sia  stata sposata e abbia  avuto un uomo, al presente defunto,/ dal quale hai avuto figli legittimi,/ e che tu non sia stata in precedenza  monaca  né in forma privata né in forma pubblica/ e soprattutto che tu non sia stata esperta della predetta Regola di Santa Chiara!

Polo III non sapeva certo che con queste parole aveva aperto la strada alla fondazione di un Ordine, quello delle Cappuccine che avrebbe raggiunto i confini della terra, grazie a una donna, vecchia, malata, vedova e non vergine, mai stata monaca ma scelta da Dio per una grande missione e per la confusione di tanti!