Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
PRIMA LETTURA: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13
Davide è consacrato con l’unzione re d’Israele.
SALMO: (SAL 22)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
SECONDA LETTURA: Ef 5,8-14
Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà.
“In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: Va’ a Sìloe e làvati!. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».
Il vangelo di questa quarta domenica di quaresima, che è definita della letizia, ci parla appunto della gioia che ha sperimentato un cieco nato, che Gesù guarisce e risana. Cosa ha provato questa persona nel momento che ha ricevuto questo dono da Dio è lui stesso che ce lo racconta nel brano del vangelo di Giovanni, che porta con Gesù a Gerusalemme presso la piscina di Siloe. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di luce, di sperare nella luce con questa tragedia dell’epidemia da coronavirus con la quale stiamo lottando da mesi e non riusciamo a vincere.
Domenica scorsa il tema dell’acqua, oggi è il tema della vista e della luce. Come per l’acqua così per la luce, sono elementi naturali che riportano tutti a riflettere sul tema della grazia e della santificazione personale.
La struttura del brano è ben articolata. Si parte dal fatto che “Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono circa la responsabilità del peccato. La cecità e qualsiasi altra malattia era considerata un castigo di Dio, in conseguenza al peccato. E come dire oggi chi ha peccato dal momento che ci troviamo a fronteggiare un’epidemia mondiale? Gesù risponde al quesito posto e afferma: Non ha peccato né lui e né i suoi genitori”.
Questa situazione di deprivazione della vista è
finalizzata a far manifestate le opere di Dio. e infatti ridando la vita al
cielo nato Gesù rivela la sua onnipotenza e la sua uguaglianza con Dio. Ma
seguiamo tutto il rito di guarigione del cieco nato: «Gesù prima di tutto
sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del
cieco. Poi gli ordinò di andare a lavarsi nella piscina di Sìloe».
Subito ubbidì e andò a lavarsi e a quel punto riebbe la vista. Non mancarono i
commenti, le critiche e soprattutto i dubbi nei confronti dell’ex-cieco. Alla
fine egli spiega quanto era successo riconoscendo a Gesù il miracolo compiuto: «L’uomo
che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha
detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato
la vista».
Non contenti della sua testimonianza, interpellarono i genitori del
cieco nato, i quali confermarono che effettivamente non vedeva dalla nascita.
Non sapevano neppure loro cosa era successo e come era venuto in possesso della
vista. Alla fine di tutta un’indagine condotta dai farisei viene confermato dal
cieco quello che era di fatto accaduto: lui finalmente vedeva.
Di fronte alla conferma dell’accaduto i farisei lo insultarono e fine della
discussione lo cacciarono via dalla sinagoga.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori e quando lo trovò, gli disse: «Tu,
credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda
in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli
disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per
un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono,
vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con
lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose
loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi
vediamo”, il vostro peccato rimane».
Siamo di fronte alla professione di fede fatta da un miracolato
dall’amore tenero di Cristo verso i più deboli e fragili dell’umanità. Il cieco
nato che riceve in dono la vista rappresenta tutti coloro che, mediante il
battesimo e la fede acquistano una vista più importante e sicuramente più
incisiva, che è quella della fede e della grazia divina.
Nel brano della prima lettura parlando dell’elezione del Re Davide, si prefigura in lui la venuta del vero ed unico Re che è Cristo Signore. Anticipazioni di secoli prima, che creano nel popolo di Dio le attese messianiche di cui ci parlano frequentemente i testi sacri. La narrazione della consacrazione di Davide Re ci fa comprendere tanti aspetti della regalità di Cristo e della sua missione tra noi. “In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Come sempre Dio interviene nella storia dell’umanità per indirizzare al bene la stessa umanità. Davide è scelto dal Signore, pur non essendo umanamente un grande personaggio. Cosicché, “Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi”.
Nella seconda lettura di oggi tratta dalla
lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni, il grande missionario della
Passione di Cristo, ci ricorda che “un tempo eravamo tenebra, ora siamo luce
nel Signore. Di conseguenza ci dobbiamo comportare come figli della luce; ora
il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. La luce sta in
questo, cioè nel bene che si compie senza attendersi nulla in cambio, in quanto
il Signore guarda con amore e predilezione i cuori buoni e generosi.
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere
delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di
quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso
perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate
dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati,
tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
È il miracolo della vita, della luce, della speranza. Quel miracolo che chiediamo anche per noi al Signore in questo difficile momento che stiamo attraversando in Italia e nel mondo intero.