Io vi dico: non giurate affatto.
PRIMA LETTURA: 2Cor 5,14-21
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore.
SALMO (Sal 102)
Misericordioso e
pietoso è il Signore.
Oppure:
Il Signore è buono e grande nell’amore.
“In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma
adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate
affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è
lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande
Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere
bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No,
no”; il di più viene dal Maligno».”
Mt 5,33-37
Oggi Gesù nel suo Vangelo si pone come un Maestro insuperabile che ci insegna come usare le parole nei nostri discorsi con i fratelli e le sorelle. La norma fondamentale che egli ci offre si può riassumere in una sola parola, la trasparenza: tra l’esterno e l’interno, tra la bocca e il cuore, senza frapporre altre parole inutili, che servono solo a svisare e offuscare la verità del discorso.
Gesù dice, in un’altra occasione, che dovremo rendere conto a Dio persino di ogni parola inutile che avremo detto (Mt 12, 36).
La lingua, dunque, deve essere in pieno accordo col cuore, nella semplicità della verità e dell’amore.
Una parola buona e generosa, detta al momento giusto, può salvare una vita, mentre al contrario, purtroppo, una parola cattiva e sprezzante può ferire a morte un fratello. Si può uccidere una persona anche con una parola!
Pertanto dobbiamo prenderci seriamente la responsabilità di usare sempre bene le nostre parole e di prendere l’abitudine di usarle solo per benedire, mai per maledire; per costruire, mai per distruggere. Il più delle volte, il modo più utile per custodire le nostre parole sarà la concisione della verità e dell’amore, piuttosto che le chiacchiere vuote e inutili, e ricorrendo più sovente al silenzio.
«Con la lingua benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei!» (Gc 3, 9-10).